
7.0
- Band: JADE
- Durata: 00:42:41
- Disponibile dal: 09/05/2025
- Etichetta:
- Pulverised Records
Spotify:
Apple Music non ancora disponibile
Nel vasto labirinto sonoro del death metal underground europeo, un paio d’anni fa i Jade si erano fatti notare con “The Pacification of Death”, un debutto che aveva lasciato intravedere interessanti sviluppi futuri nel suo fondere correnti black-death e tentazioni death-doom in chiave atmosferica.
Con il nuovo “Mysteries Of A Flowery Dream”, il gruppo spagnolo – ormai una sorta di mini all star band della scena locale, comprendente membri di realtà rispettate come Graveyard, Todomal e Foscor – torna ad approfondire quella visione musicale, cercando di espandere le coordinate già tracciate e di ricercare un tono ancora più arioso e solenne.
La prima cosa che salta all’orecchio è l’influenza sempre più marcata dei Sulphur Aeon, soprattutto nelle linee vocali. Il cantato alterna growl profondi e voci pulite altisonanti, una scelta che appunto dona ai brani un rinnovato senso di grandiosità e solennità. I cori, in particolare, già presenti sul debut, sembrano qui riprendere ancora più direttamente quelli che caratterizzano le recenti produzioni della band tedesca, contribuendo a una resa sonora imponente.
Ascoltando l’opera, si trovano poi similitudini anche nell’approccio ‘libero’ al riffing di chitarra, che attinge da fonti black-death e da altre death-doom con discreta agilità, mantenendosi in una corrente intermedia che risulta tutto sommato dinamica e funzionale alla narrazione.
Diciamo che da questo nuovo capitolo ci si aspettava un ulteriore raffinamento del linguaggio del gruppo, qualcosa di più personale, mentre, a conti fatti, i Jade risultano ancora facilmente accostabili ad altre realtà contemporanee come appunto i Sulphur Aeon o i sempre più rispettati The Ruins Of Beverast. Nonostante la buona qualità del songwriting, la principale critica che si può muovere ai Jade è quindi la difficoltà nel distinguerli nettamente in un panorama sempre più affollato. La loro musica sa come apparire affascinante e ben costruita, ma la somiglianza con altre band, al momento più ispirate e più esperte nell’architettare questo tipo di proposta, potrebbe limitare l’impatto del loro messaggio artistico.
Ciò non toglie che il disco offra comunque momenti di valore: “Shores Of Otherness”, con la sua struttura articolata e le sue molteplici sfaccettature, rappresenta un punto alto del lavoro, mentre la strumentale “The Stars’ Shelter (II)” colpisce per la sua dimensione più melliflua e suggestiva, donando ulteriore respiro alla tracklist. “A Flowery Dream”, infine, chiude il cerchio con un approccio altrettanto stratificato, lasciando l’ascoltatore immerso in un’atmosfera onirica.
Tematicamente, il disco continua l’esplorazione di miti e simbolismi legati alla cosmovisione mesoamericana e alle tradizioni antiche, un aspetto che conferisce una certa profondità alla proposta degli spagnoli. A livello di produzione, la resa sonora appare quindi più curata e rotonda, segno anche di una crescente maturità nella gestione degli arrangiamenti.
Insomma, pur rimanendo ancorati a riferimenti evidenti, i Jade dimostrano di avere valide capacità compositive e una chiara visione di come la loro proposta debba essere confezionata. Ora serve che certi spunti particolarmente interessanti vengano sviluppati con maggiore personalità in futuro, così da portare la band su livelli ancora più alti.