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- Band: JAG PANZER
- Durata:
- Disponibile dal: //2001
- Etichetta:
- Century Media Records
- Distributore: Self
Ad appena un anno di distanza dallo strabiliante “Thane to the Throne”, sontuoso concept album sul Mac Beth Shakespeariano, i Jag Panzer sono tornati per sganciare nel mondo dell’heavy metal la bomba atomica che risponde al nome di “Mechanized Warfare”. Nati in America agli inizi degli anni ’80, i Jag si sciolgono dopo aver pubblicato un EP omonimo ed un disco ormai oggetto di brame da parte dei collezionisti, “Ample Destruction”. Il ritorno sulle scene è datato 1994, ma è dal ’97 in poi che la band ha sfornato una serie consecutiva di 3 capolavori, cui va ad aggiungersi ora questo Mechanized Warfare. Il disco si muove su tematiche spiccatamente heavy classico, con alcune venature epiche (che esplodono letteralmente nella splendida “Cold is the Blade (and the Heart that Wields it)”. Ma attenzione a non farsi trarre in inganno dal termine “classico”, bollare subito questo disco come un qualcosa di scontato e di “vecchio” sarebbe infatti un gravissimo errore. La perizia tecnica che TUTTI i membri della band dimostrano in questo disco è infatti davvero sorprendente e porta ad un songwriting molto interessante e mai banale, in cui nulla è lasciato al caso. Lo splendido gusto del cantante Harry “The Tyrant” Conklin e del virtuosissimo chitarrista Chris Broderick (degno sostituto di Joey Tafolla) contribuiscono poi a creare un inconfondibile “Jag Panzer Style”… e quante sono al giorno d’oggi le band che possono vantarsi di possedere uno stile proprio ed inimitabile? Parlando dei brani del disco, questi si dividono tra mid-tempo melodiche ma al tempo stesso molto incisive (come “Unworthy”, che si apre con un canto gregoriano per poi esplodere in un riff che vi si stamperà in testa al primo ascolto) e canzoni che puntano più sull’impatto come la tagliente “Frozen in Fear”, dove la doppia cassa la fa da padrone. Per capire la complessità del riffing dei due axemen Briody e Broderick vi basterà ascoltare i primi trenta secondi di “The Silent”, mentre il riff iniziale della successiva “The Scarlet Letter” trasuda scuola del metallo da tutti i pori, e dimostra che questi cinque americani sono cresciuti masticando letteralmente certe sonorità. Il disco si conclude con la cadenzata “All Things Renewed”, e veramente non ci poteva essere modo migliore, essendo questa una song pregna di emozione ed atmosfera. Non c’è che dire, non credevo che i Jag Panzer sarebbero riusciti a bissare dopo l’eccezionale “Thane to the Throne”, ed invece eccoli qui a proporci un disco che molto probabilmente a fine anno troveremo incluso in molte Top Ten del 2001. Che sia forse giunta l’ora per loro di ottenere il meritato successo, inseguito per ben 17 anni?