7.0
- Band: JAG PANZER
- Durata: 00:44:52
- Disponibile dal: 29/09/2017
- Etichetta:
- SPV Records
- Distributore: Audioglobe
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Gli Jag Panzer hanno avuto nel corso della loro carriera un percorso spesso costellato da continui cambi di formazione e da fasi alterne, che li ha portati più volte allo scioglimento. Da ultimo, nel 2011, Briody e compagni avevano deciso di mettere la parola fine per l’ennesima volta alla band, salvo poi rendersi conto di come ci sia un rinnovato interesse verso il power metal americano e proprio loro d’altronde sono sempre stati considerati tra i gruppi di punta del cosiddetto US power metal. Insomma, continuando a fioccare richieste ed offerte, le premesse c’erano tutte per un atteso ritorno. Per la prima volta nella loro storia, gli Jag Panzer si sono riformati con una line-up non del tutto nuova, dato che (se non andiamo errati) dovrebbe trattarsi di una riproposizione del Mark VI, attivo dal ’95 al ’97 (che aveva pubblicato un solo album, “The Fourth Judgement” nel 1997) e quindi ritroviamo assieme a Briody, Tetley, Stjernquist e Conklin (già presenti nell’ultima line-up del periodo 2008-2011), anche Joey Tafolla (che aveva suonato con la band oltre che, come precisato, nel Mark VI, anche per un breve periodo tra il 1984 ed il 1985, all’epoca del mitico “Ample Destruction”, ma alla batteria c’era ancora Hilyard). Il nuovo album, intitolato “The Deviant Chord”, è composto da dieci tracce, a detta di Briody selezionate tra circa un’ottantina che aveva scritto e poi rielaborate insieme agli altri membri della band. In effetti, la sensazione è che il lavoro sia alquanto eterogeneo, con brani che probabilmente sono stati scritti inizialmente senza un’idea precisa di come sarebbero poi stati utilizzati. Ritroviamo così in apertura due ottimi pezzi in perfetto stile Jag Panzer, potenti, diretti e con una buona dose di melodie, quali “Born Of The Flame” e “Far Beyond All Fear”. A seguire, l’album è una continua sorpresa: la title track parte con un inizio delicato, con tanto di chitarra acustica arpeggiata, per poi andare via via in crescendo; discorso simile per “Long Awaited Kiss”, una sorta di ballata, impreziosita peraltro da splendidi assoli di Tafolla, nonchè per “Foggy Dew”, un canto tradizionale indipendentista irlandese (che ha conosciuto innumerevoli versioni, tra cui una di Sinead O’Connor e i Chieftains), rivisitato dagli Jag Panzer in chiave metal. Sono tutto sommato abbastanza semplici e non particolarmente incisivi due brani molto diretti come “Black List” e “Divine Intervention” (in quest’ultimo potevano a nostro avviso svilupparsi meglio i cori). Più coinvolgente “Salacious Behavior”, una canzone che riesce ad essere molto coinvolgente, mentre “Fire Our Spirit” si mette in evidenza solo per lo splendido lavoro chitarristico di Tafolla. Particolare, infine, “Dare”, una traccia che dà la sensazione di essere a cavallo tra tradizione e voglia di sperimentare qualcosa di diverso. Insomma, “The Deviant Chord” è un buon disco, che certamente però non è accostabile ai grandi capolavori della band. In realtà, quando un gruppo storico si riforma, si attende possibilmente un ritorno in grande stile: magari non è sempre così, però è pur sempre un bene per il metal in generale che siano ancora in attività band come gli Jag Panzer, in grado come pochi di gettare un ideale ponte tra passato e presente. Auspichiamo dunque che almeno stavolta il gruppo americano riesca a trovare una certa stabilità e continuità.