7.0
- Band: JAG PANZER
- Durata: 00:53:09
- Disponibile dal: 23/06/2023
- Etichetta:
- Atomic Fire
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Con un nuovo contratto presso Atomic Fire Records e a ben cinque anni di distanza dal precedente lavoro, tornano nuovamente sul mercato i mitici Jag Panzer che, nonostante l’inesorabile scorrere del tempo, sembrano non aver ancora esaurito la volontà di lasciare un segno ulteriore nella storia dell’heavy metal classico di stampo americano. Quest’ultima non è sempre stata clemente col combo proveniente dal Colorado, che negli anni ’80 è stata capace di produrre un autentico capolavoro come “Ample Destruction”, solo per vedere determinati sogni di gloria infrangersi come vetro al momento dello scioglimento datato 1988. La successiva reunion ha portato a risultati che definiremmo agrodolci: mettendo da parte quella autentica schifezza di “Dissident Alliance” datata 1994, ci limitiamo a dire che negli album usciti tra il 1997 e il 2011 c’è indubbiamente della buonissima qualità, ma ogni volta è parso che mancassero un paio di tasselli, nonché l’energia necessaria a dotare il songwriting di un piglio effettivamente paragonabile a quello dell’esordio.
Anche il più recente “The Deviant Chord” ci aveva trasmesso sensazioni positive, seppur con qualche riserva, e va da sé che il nuovo “The Hallowed” sia quindi accompagnato da aspettative ricche di curiosità e speranza di avere per le mani un prodotto degno di quello che i Jag Panzer hanno rappresentato al momento del loro esordio.
Le atmosfere trattate ed evocate dalla piacevole copertina adottano uno stile post-apocalittico a tinte glaciali, in linea con quanto riscontrabile anche in determinate produzioni videoludiche, come ad esempio “Frostpunk”, per la gioia di tutti gli appassionati inclini a immaginare se stessi in contesti analoghi e perfetti per proporre un prodotto di heavy/power metal epico alla vecchia maniera, ma con tematiche diverse rispetto alle più classiche vicine al fantasy.
A livello musicale notiamo con piacere che il ritmo risulta a dir poco incalzante in parecchi momenti, con una batteria gestita ad acceleratore premuto e un songwriting generale che esalta l’estro più power dei Jag Panzer: già solo la iniziale “Bound As One” e la successiva “Prey” fanno leva sulla stimolazione dell’adrenalina, senza però sacrificare la componente narrativa, anche grazie alle introduzioni parlate. I ritornelli cantabili e dalla parvenza opulenta fanno il resto, come ben si addice a produzioni di questo tipo.
Proseguendo con la scaletta c’è posto anche per i rallentamenti, come indicato da una “Ties That Bind” funzionale e dal retrogusto quasi teutonico, le cui soluzioni ci fanno tuttavia storcere parzialmente il naso per via di un eccessivo effetto derivativo e/o scolastico, presente anche in una “Onward We Toil” che tuttavia si salva in concomitanza del ritornello, confermando l’enorme cura che è stata riposta in questo frangente. La nostra critica perde d’effetto quando la band decide di picchiare duro, ma del resto è risaputo che la velocità aiuta non poco quando si vuole confezionare un buon prodotto heavy metal: ad esempio, ascoltando “Stronger Than You Know” magari non verrà da gridare al miracolo, ma quando si viene aggrediti dalla ritmica portante per poi venire quasi confortati da un ritornello epico in stile “Iron Eagle” è impossibile non provare un senso di soddisfazione, anche grazie ad un Harry Conklin in ottima forma sul piano vocale e a un utilizzo delle chitarre essenziale, ma efficace.
C’è posto persino per un paio di brani più lunghi rispetto alla media come “Edge Of A Knife”, anch’essa carica di una sorta di ispirazione simil-teutonica in stile Brainstorm, per intenderci, o la conclusiva suite “Last Rites”, anche se il pezzo che ci ha coinvolto di più riteniamo sia “Dark Descent”, in quanto rappresenta probabilmente il tassello più vicino alla potenza che i Jag Panzer hanno evocato ormai quasi quarant’anni fa, nonché il miglior compromesso tra grinta ben dosata ed orecchiabilità dalle epiche derive. Meno sfavillanti i due pezzi che precedono la lunga conclusione, ovvero “Weather The Storm” e “Renewed Flame”, le quali risultano sì composte con buona cura, ma danno anche una sensazione di parziale riempitivo per allungare una tracklist che comunque, in più punti, ha saputo esaltarci non poco.
In un momento storico in cui line-up vecchie e giovani continuano imperterrite a battere col proprio martello sulla sacra incudine dell’heavy metal, l’uscita di album come questo ci fa senz’altro piacere, in quanto comunque rappresenta la prova che il livello qualitativo generale continua ad attestarsi su livelli alti, anche se non tutti riescono a proporre opere degne di essere considerate dei proverbiali ‘must have’.
In questo caso consigliamo sicuramente a qualunque appassionato di dare anche più di una chance all’ultima fatica dei Jag Panzer, in quanto ci sono degli ottimi pezzi e il combo americano sa ancora usare le proprie armi; tuttavia, considerando la quantità di album usciti quest’anno in grado di mandare in brodo di giuggiole i defender affamati, ci duole ammettere che c’è decisamente chi ha saputo fare meglio.