6.0
- Band: JAMES LABRIE
- Durata: 00:48:44
- Disponibile dal: 27/09/2010
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: EMI
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Mentre tutti s’interrogano sul successore di Mike Portnoy nei Dream Theater e più in generale sulle sorti della band alla luce di una dipartita così pesante, James La Brie prova a scacciare i cattivi pensieri pubblicando il suo quarto disco solista dopo la doppia esperienza marchiata Mullmuzler ed il precedente “Elements Of Persuasion”, che già portava la sua stessa firma a mò di monicker. In effetti “Static Impulse” pare un successore piuttosto coerente affidandosi al songwriting dello stesso singer statunitense in coppia con il tastierista Matt Guillory e confermando alla chitarra il nostro Marco Sfogli, senza per questo disdegnare nuove aperture in campo estremo grazie all’utilizzo di riff spigolosi e ritmiche serrate specie nelle strofe, e soprattutto l’utilizzo di growling vocals ad opera del nuovo innesto alla batteria Peter Wildoer (Darkane, Old Man’s Child, Arch Enemy). In effetti, ascoltando pezzi quali “Mislead” , “Jekyll Or Hyde” e “This Is War”, ad esempio, non siamo troppo distanti dalle ultime pubblicazioni di Soilwork e Killswitch Engage, per intenderci, ma allo stesso tempo, pur apprezzando la voglia di cambiare e stupire dello stesso James, che dimostra chiaramente di voler puntare sulle canzoni e non su una prova autoreferenziale, riscontriamo una piattezza e una derivazione nella struttura delle varie canzoni a tratti eccessiva. “Static Impulse” è un disco snello e di facile assimilazione che rischia però di non accontentare nessuno, tediando gli appassionati del metalcore melodico con aperture melodiche sin troppo zuccherose e infastidendo gli amanti del prog o del metal melodico in generale con gli estremismi di cui sopra. Un peccato, perché a livello di songwriting, al di là di un paio di filler (“Just Watch Me” e “Superstar”), siamo al cospetto di un disco senza pretese, ma efficace nel compito di farci trascorrere tre piacevoli quarti d’ora di metal moderno fra potenza e melodia, con picchi di rilievo nella sfrontata opener “One More Time”, nel mid tempo atmosferico “Euphoric”, senza dimenticare il brillante finale con la ballata “Coming Home”.