8.0
- Band: JERRY CANTRELL
- Durata: 00:46:09
- Disponibile dal: 18/10/2024
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Quello di Jerry Cantrell in veste solista è stato un ritorno per certi versi inaspettato: da ormai un paio d’anni si attendono novità per quanto riguarda un nuovo disco a nome Alice In Chains, senza però alcun aggiornamento effettivo.
Tuttavia, il mastermind dietro alle sei corde non è decisamente rimasto con le mani in mano, portando a termine una manciata di tour, dopo aver in tal senso ripreso un’attività concertistica evidentemente bloccata dai periodi di lockdown e aver pubblicato un ottimo disco a nome proprio, quel “Brighten” del 2021 in cui il Nostro fa emergere la sua anima più prossima al southern rock e meno incline al sinistro incedere di sabbathiana memoria – da sempre in realtà una sua caratteristica essenziale in termini di songwriting e linguaggio espressivo.
L’uso di una palette sonora decisamente più scura e tragica viene invece ripreso nel nuovo e autoprodotto “I Want Blood”, il cui titolo è già dichiarazione d’intenti e autoaffermazione. Attorniatosi ancora una volta di amicizie dal peso specifico decisamente importante, Cantrell confeziona un lotto di nove pezzi ammalianti, malinconici e memorabili per un album che può tranquillamente essere considerato tra i suoi più riusciti in senso assoluto. Tra i nomi noti, svettano quelli di Joe Barresi alla coproduzione – già produttore per nomi come Kyuss o Queen Of The Stone Age – e di Gil Sharone, ex The Dillinger Escape Plan e ora batterista di Marilyn Manson, per l’occasione dietro alle pelli per la maggior parte dei pezzi del disco in questione.
Tra hard rock, americana, grunge e doom classico, “I Want Blood” è un disco essenzialmente completo dal punto di vista delle sonorità care ai fan degli Alice In Chains e in generale della frangia del grunge vagamente più distante dal punk e prossima invece alla psichedelia settantiana.
Soprattutto, è un disco decisamente memorabile, in cui ogni pezzo è caratterizzato da una propria identità specifica, pur rimanendo ben contestualizzato nello stile; quasi potrebbe risultare svilente cercare di estrarre dalla tracklist gli episodi a nostro parere più riusciti, laddove tutte le canzoni inserite vanno di fatto a concorrere alla riuscita di un disco pienamente centrato per coerenza compositiva, lirismo ed estetica sonora. Potremmo tuttavia citare la malinconia di “Afterglow”, l’incedere rock della title-track o il riffing plumbeo di “Let It Lie” tra i momenti più specificamente riusciti di “I Want Blood”, pur restando valido quanto detto circa il senso di soddisfazione generale che l’esperienza completa del disco riesce a conferire anche in seguito a più ascolti.
Una nota d’interesse ulteriore è inoltre aggiunta dalla presenza di alcune collaborazioni aggiuntive, come quella di Greg Puciato (voce dei furono The Dillinger Escape Plan) su “Echoes Of Laughter” e di Duff McKagan (Guns N’ Roses) e Robert Trujillo dei Metallica sui pezzi non direttamente eseguiti da Cantrell stesso al basso; pur non essenziali per la resa finale delle composizioni, tali collaborazioni aggiungono ulteriore pregio alla realizzazione di un disco che non potrà passare inosservato per chi segue le gesta del Nostro e degli Alice In Chains e per chi, più in generale, avesse interesse nell’ascoltare un disco rock degno di considerazione e rispetto al di fuori di mere logiche di ritorno a fine puramente commerciale.
Jerry Cantrell riesce in conclusione a realizzare nuovamente un disco decisamente notevole e destinato a rimanere tra gli ascolti regolari di coloro appassionati di sonorità dal sapore certamente classico – data l’ovvia caratura del musicista in questione e dati i decenni del suo operato – ma al contempo intramontabile e imperituro. Consigliatissimo.