7.5
- Band: JINJER
- Durata: 00:41:30
- Disponibile dal: 25/10/2019
- Etichetta:
- Napalm Records
- Distributore: Audioglobe
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Micro e Macro: non vi preoccupate, non siamo di fronte agli esami di Economia Aziendale, ma stiamo parlando degli ultimi lavori dei Jinjer, usciti ad inizio anno con un EP e ora con il loro quarto full-length (terzo su Napalm Records, contando il penultimo “King Of Everything” e la più recente ristampa del precedente “Cloud Factory”) in dieci anni, accompagnati da un’attività live sempre più intensa. Un po’ come succedeva all’epoca con MySpace, il quartetto ucraino si è dapprima fatto conoscere al grande pubblico su YouTube, conquistando però negli ultimi due anni sempre più popolarità grazie a un incessante attività live di spalla a nomi più blasonati (Arch Enemy, Cradle Of Filth, Amorphis), arrivando finalmente ad un tour da headliner già sold-out. Ma come suona dunque “Macro”? Rispetto al già citato EP, possiamo dire che ci troviamo di fronte ad un lavoro più focalizzato, incentrato fin dalla programmatica opener “On The Top” su ritmiche groove-djent iper compresse con sporadiche punteggiature melodiche, ideale tappeto sonoro per accompagnare urla e sussurri della carismatica frontwoman, la cui prestazione dietro al microfono e davanti alla telecamera rappresenta sicuramente uno dei fattori di successo della band. Se le luci della ribalta sono tutte per Tatiana, è giusto tuttavia sottolineare anche l’ottimo lavoro dei tre musicisti (a partire dalla sezione ritmica formata da Eugene Abdukhanov e Vlad Ulasevich), il cui principale pregio è l’abilità nel far sembrare semplici le cose complesse, come ad esempio avviene nelle intricate trame di “Pausing Death” o “The Prophecy”. Sul versante più eclettico, da segnalare le incursioni reggae (per la verità non perfettamente a fuoco) di “Judgement (& Punishment)” e lo stacco quasi jazz di “Home Back”, anche se l’episodio più interessante in questo senso resta il cantato in lingua madre della più toccante “Retrospection”; discorso a parte per la strumentale “IainnereP” posta in chiusura, che, pur fungendo da anti-climax emotivo dopo la tempesta ritmica, sembra più un outro utile ad allungare il minutaggio. Non stiamo verosimilmente parlando di un capolavoro da tramandare ai posteri, ma nondimeno con “Macro” i Jinjer confermano, anche su disco oltre che dal vivo, di meritare i consensi che stanno ricevendo un po’ ovunque, dando alle stampe un album con il giusto mix di aggressività, tecnica e accessibilità. Da provare.