5.0
- Band: JOE LYNN TURNER
- Durata:
- Disponibile dal: 16/06/2003
- Etichetta:
- MTM
- Distributore: Frontiers
Spotify:
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La questione può essere affrontata da più direzioni contemporaneamente, ma un dato di fondo appare evidente: il Joe Lynn Turner versione 2003 è un artista buono per la pensione. Resta un passato di valore assoluto, equamente diviso fra Fandango, Rainbow, Malmsteen e Deep Purple, restano delle qualità vocali non indifferenti, ma in quanto a freschezza compositiva, le sue ultime prove in studio rasentano lo zero. In questo lavoro omonimo la scelta in cabina di regia è delle più ovvie: sfruttare l’onda lunga del successo dello strepitoso “Hughes/Turner Project” (lavoro composto interamente dal buon Glenn) e accaparrarsi quella fetta di pubblico rimasta delusa dalle ultime fatiche dei Deep Purple dell’era Steve Morse. Largo allora ai soliti brani in stile Blackmore, organo Hammond in evidenza, tempi sostenuti e un lavoro chitarristico giocato su quei bicordi dai quali il Grande Richie seppe tirar fuori alcuni tra i riff più celebri dell’hard rock. Si inizia a sbadigliare con “In Cold Blood” e ci si addormenta completamente con “Dirty Deal”, che suona come un outtake da “Slaves And Masters”. L’unico aggiornamento che si concede Turner riguarda uno scimmiottamento dei Whitesnake dell’era Sykes, citati palesemente in “Jump Start” e in “Cryin Out Loud”. Arrivando al decimo brano, “Drivin’ With My Eyes Closed”, ci si accorge come per incanto che il brano è identico alla traccia numero uno, e l’unico desiderio che si avverte è scrutare il calendario e contare quanti giorni ci separano dal secondo album in tandem con Glenn Hughes. Solo per fanatici allo stato terminale.