7.0
- Band: JOE SATRIANI
- Durata: 01:06:39
- Disponibile dal: 08/04/2022
- Etichetta:
- earMusic
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Diciottesimo album in studio per Joe Satriani che, approfittando dello stop obbligato dei live per via della pandemia, si è potuto concentrare sulla propria attività in studio, dando alle stampe un lavoro curato ed elegante, il primo pubblicato per earMusic. “The Elephants Of Mars” viene presentato dal virtuoso della sei corde con parole altisonanti, in cui orgogliosamente afferma di aver dato libero sfogo alla sua creatività, provando soluzioni nuove e cercando di creare un nuovo standard per gli album strumentali. L’ascolto attento delle quattordici tracce dell’album, però, non sembra confermare queste premesse, mettendoci di fronte ad un album piacevole, ovviamente suonato da dio, ma tutto sommato in linea con le ultime produzioni del chitarrista. La carica espressiva e per certi versi dirompente dei guitar hero ha perso parecchio appeal nei confronti del pubblico e, sebbene Satriani sia ancora oggi uno degli esponenti più apprezzati e rispettati del suo strumento, l’impressione è che la sua musica stia sempre più diventando un puro esercizio di stile, perfettamente indirizzato alla sua fan base.
Satriani, accompagnato da un manipolo di strumentisti di prim’ordine, scrive un album multicolore, che trova la sua luce soprattutto nel taglio cinematografico di alcune composizioni. Il chitarrista, ad esempio, riesce a costruire paesaggi esotici pur senza cedere alla pura world music (“Sahara”, “Doors Of Perception”); si immerge con facilità in sonorità urbane e notturne (“E 104th St NYC 1973”, “Night Scene”) e dà il meglio di sè nello strambo valzer di “Dance Of The Spores”. Molto buone anche le composizioni più malinconiche e languide, come “Faceless” e “22 Memory Lane”, mentre il resto dell’album scorre via piacevolmente ma senza particolari guizzi. “The Elephants Of Mars”, insomma, pur pagando lo scotto di qualche filler di troppo, ha tutti i numeri per piacere alla platea dei fan di Satriani: difficilmente farà guadagnare al chitarrista una nuova generazione di ascoltatori, ma allo stesso modo nemmeno gliene farà perdere. Dopo quasi quarant’anni di carriera, un risultato tutt’altro che disprezzabile.