JOHN GARCIA – John Garcia

Pubblicato il 10/08/2014 da
voto
7.0
  • Band: JOHN GARCIA
  • Durata: 45:00
  • Disponibile dal: 25/07/2014
  • Etichetta:
  • Napalm Records
  • Distributore: Audioglobe

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“My Mind”, singolone di presentazione, catapulta automaticamente l’ascoltatore in medias res. Riff e John Garcia, dopo il mezzo passo falso dell’album dei Vista Chino, soprattutto da quando la stessa formazione aveva abituato l’audience a ripercorrere le prodezze di gusto stoner dei mitici Kyuss. Con gli Unida aveva sopreso positivamente anche nelle ultime uscite live e la sua silhouette non può che celarsi dietro ogni grande disco che si possa definire desertico. Voce indimenticabile e inimitabile: eccola dunque a reggere il gioco per un intero album, maateriale composto nel corso degli anni e tenuto in sordina. Special guests sono Robby Krieger, Danko Jones, Nick Oliveri, Tom Brayton dei The Dwarves, Dave Angstrom e Mark Diamond che arricchiscono con le collaborazioni tutto il percorso dell’album, dandogli un aspetto a mo’ di best of. Numerose le collaborazioni, numerose le influenze, ma la coesione è proprio la sua voce. Ed è giusto in questo senso che sulla copertina ci sia scritto solo un nome: JOHN GARCIA. Caprone e deserto. “Rolling Stone” dei canadesi Black Mastiff viene riproposta come secondo pezzo dell’album. Molto più Unida che Slo-Burn. Catchy e piena di groove. Ottima per le gite a Palm Desert. Quella strada che si intravede in copertina è infatti la direzione che Garcia intraprende e che ogni fan vuole percorrere accompagnato dalla sua ugola. Per sentire un emblema vero e proprio del progetto solista del Re Mida dello Stoner bisogna aspettare però “5000 miles”. Hermano, Unida e Vista Chino si fondono e costuiscono la summa del pur vario disco solista dei Garcia.”Confusion” invece è composta da Chitarra distorta e voce. Ha uno strano effetto. Ed è sinceramente quello che un fan di Garcia vuole sentire, immaginandoselo di fronte ad un crossroad messicano come i vecchi bluesman leggendari.”Flower” è il fiore del deserto e il crooning di Garcia ne è il nettare, sporcato da un fuzz impolverato. “Argleben” ha quelle chitarre sporche e grasse che pian piano rallentano il tempo del brano permettendoci di ricordare, seppur lontanamente, i cambi di tempo dei Kyuss. “His Bullet Energy” ricorda i lavori dell’ex compagno Josh Homme. Dipartito e distante. Anche se i Vista Chino sono comunque sempre presenti come paradigma principale, tant’è vero che “Peace” è stato registrato nei medesimi studi di quest’ultimo. Il germe compositivo è quasi il medesimo, nonostante la mancanza di Brant Bjork, da sempre songwriter par exellence. La controparte femminina della canzone è arricchita dalla chitarra del buon vecchio Robby Krieger e posta all’ultimo posto dell’album, da trip desertico. Molta carne al fuoco senza dubbio. Chi può e vuole si prostri pure al cospetto di uno dei personaggi simbolo di un genere musicale. Chi è rimasto a “Sky Valley” forse storcerà un po’ il naso. Ma non potrà negare che John Garcia è sempre John Garcia. E il deserto è sempre lì con lui.

TRACKLIST

  1. My Mind
  2. Rolling Stoned
  3. Flower
  4. The Blvd
  5. 5000 Miles
  6. Confusion
  7. His Bullets Energy
  8. Argleben
  9. Saddleback
  10. All These Walls
  11. Her Bullets Energy
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