7.5
- Band: JON OLIVA'S PAIN
- Durata: 00:58:00
- Disponibile dal: 26/09/2006
- Etichetta:
- AFM Records
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music non ancora disponibile
È dall’uscita di “Poets And Madmen” che i fan dei Savatage vivono nella spasmodica attesa di un nuovo album dei loro beniamini, album che, a quanto pare, potrebbe non vedere mai la luce. Le motivazioni sono tante: la principale è che i Savatage non hanno bisogno di un nuovo album, dato che le tournèe sold-out della Trans-Siberian Orchestra (che ricordiamo è il nome del progetto natalizio avviato dai Savatage subito dopo l’uscita di “Dead Winter Dead”) sono più che sufficienti a pagare le bollette di tutti i componenti. Oltre a questo, si aggiunge il fatto che tutti i membri del gruppo sono così impegnati coi loro progetti paralleli, che nessuno ha voglia di accantonarli per realizzare un nuovo disco. Fortunatamente per noi, ci pensa il buon vecchio Jon a riportare in vita lo spirito dei Savatage: abbandonata la formula dei concept album di Paul O’Neil e accantonata le componente più teatrale/melodrammatica di album come “Dead Winter Dead” e “The Wake Of Magellan”, Big Jon ritona alle sue origini musicali, in modo da continuare idealmente il percorso musicale intrapreso dai Savatage fino alla morte di suo fratello Criss. Il primo album dei Pain, “Tage Mahal”, era stato un vero e proprio gioiello: Jon Oliva e la sua (ottima) nuova band erano tornati a comporre musica di altissimo livello, superiore anche all’ultimo album della band madre che, tutto sommato, mostrava diversi cedimenti a causa degli assestamenti di line-up attuati in quel periodo. A due anni di distanza dal debutto, eccoci a parlare di “Maniacal Renderings”, un lavoro che, ancora una volta, mantiene al 100% le coordinate sonore dei Savatage, anche se, a dirla tutta, non riesce a raggiungere la stessa freschezza del suo predecessore. Non che sia un brutto album, tutt’altro. Semplicemente, da un compositore sopraffino come Jon Oliva, è sempre lecito aspettarsi qualcosa di più: “Maniacal Renderings”, proprio per il fatto di essere una vera e propria celebrazione del sound dei Savatage, finisce con l’essere un po’ prevedibile. Detto questo, comunque, potete stare tranquilli: i brani, a parte qualche normale riempitivo, sono tutti di buonissima fattura e certamente ogni fan dei Savatage troverà pane per i suoi denti.
Diversi sono i casi in cui è possibile ricondurre i brani ad altri episodi della discografia dei Savatage: “Through The Eyes Of The King” è un brano che fa il verso (forse fin troppo…) alla leggendaria “Hall Of The Mountain King”; “The Evil Beside You” ricorda da vicino una brano come “Handful Of Rain”, con il suo inizio acustico e il crescendo elettrico; “Time To Die” riporta alla mente il Jon Oliva graffiante e mefistofelico di “Paragons Of Innocence”; “The Answer” è una classica ballad a metà strada tra “Back To Reason” e la vecchia “Summer’s Rain”; “Push It To The Limit” è praticamente la nuova “Taunting Cobras” e via dicendo. A parte questa sorta di autocitazionismo, l’album scorre perfettamente, complice anche una band affiatata, una coppia di chitarristi di alto livello (soprattutto Matt LaPorte, dotato di un gusto decisamente migliore di quello del mediocre Caffery) e, soprattutto, grazie al vocione di Jon Oliva, da sempre capace di vivere e di interpretare ogni nota con il suo timbro particolarissimo. Prima di concludere, infine, vale la pena di citare altri due brani particolarmente pregevoli: la title-track e “End Times”, due pezzi più lunghi e strutturati che ricordano i Savatage più recenti, grazie alla presenza di cori magniloquenti e il solito lavoro ineccepibile al piano di Jon Oliva. Insomma, in definitiva questo nuovo lavoro dei Jon Oliva’s Pain forse non riesce a stupire, ma si conferma un lavoro sincero e ricco di brani di valore. Adesso non ci resta che aspettare che Jon riparta per un nuovo tour, sperando di poterlo vedere ben presto dalle nostre parti, in modo da poterci inchinare e rendere omaggio, ancora una volta, al Re della Montagna.
Nota finale: Se volete un motivo in più per acquistare questo lavoro, eccovi serviti: parte della musica contenuta in “Maniacal Renderings” nasce da alcuni riff scritti da Criss Oliva in persona. A quanto pare la moglie di Jon un giorno ha trovato una cassa piena di vecchi nastri registrati da Criss nel periodo di “Hall Of The Mountain King”: Jon, riascoltandoli, ne è rimasto rapito e ha deciso di utilizzarne alcuni per il suo nuovo disco. Un buon modo per ricordare ancora una volta uno dei musicisti più talentuosi e amati della storia del metal.