JONATHAN HULTÉN – Eyes Of The Living Night

Pubblicato il 30/01/2025 da
voto
8.0
  • Band: JONATHAN HULTÉN
  • Durata: 00:46:32
  • Disponibile dal: 31/01/2025
  • Etichetta:
  • Kscope Music

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Lasciata definitivamente da parte l’esperienza (ottima) coi Tribulation, Jonathan Hulten può finalmente dedicarsi alla sua carriera solista.
Il nuovo “Eyes Of The Living Night” è di fatto il primo lavoro in cui lo svedese ha potuto focalizzare al 100% le proprie forze e, dopo il già ottimo “Chants From Another Place” del 2019, il risultato è un lavoro estremamente intimo, notturno e alquanto originale.
Scordiamoci però qualsiasi riferimento al metal: negli undici brani qua presenti si viaggia sui binari di una musica che fonda le sue basi su di un suono elegante, tra l’acustico e l’elettronico, che ricorda quanto fatto dagli Ulver nel periodo “War of the Roses”, sporcata all’evenienza da chitarre e altri strumenti presi in prestito dal rock.
Con un arcobaleno di influenze che va dal folk, passando dalle atmosfere classiche del cantautorato più gotico, fino a lambire territori pop cari agli ultimi Ghost, Hultén dà libero sfogo ai suoi demoni attraverso una musica che suona notturna senza però mai arrivare su lidi di oscurità estrema.
In tal senso, un brano come la splendida “Afterlife” disegna melodie toccanti attraverso linee vocali mai scontate, in un crescendo costante ma mai eccessivo.
C’e anche tanta psichedelia, come nella filastrocca barrettiana “Falling Mirages” o nella minimale “Falling Mirages”, quest’ultima dal sapore blues, o nel folk quasi country di “Vast Tapestry”. Non manca nemmeno un velato tributo ai Beatles con la sfacciata “Starbather”, dal suono più rock e sorretto da tappeti di hammond dal gusto squisitamente vintage.
Non è un disco facile, questo “Eyes Of The Living Night”, data la varietà di atmosfere diverse che richiedono pazienza per essere assimilate appieno, tanto che passare dal robusto rock acustico di “The Dream Was The Cure” al valzer di “Song Of Transience” può essere disorientante, sebbene tutto rientri in un contesto ben preciso e coeso, grazie anche alla produzione che aiuta a carpire ogni dettaglio e influenza presenti nei solchi dell’album. La ballata serale “Dawn”, col suo pianoforte sorretto da leggeri arrangiamenti elettronici, sembra riecheggiare un certo Antony and The Jonhsons, e ci traghetta verso le atmosfere orchestrali della splendida “The Ocean’s Arms” a uno dei momenti più alti in assoluto per eleganza e gusto melodico, insieme al soul notturno di “Riverflame”
Il DNA musicale dello svedese rispecchia perfettamente la sua immagine, con un sound teatrale, che si nasconde tra le maschere di generi diversi, ottenendo un risultato stravagante, fatto di chiaroscuri e ricami sonori sospesi in un limbo temporale che trascende mode e trend.
Musica teoricamente non per tutti, ma che ha le potenzialità di arrivare a un pubblico decisamente eterogeneo grazie ad un ventaglio di stati d’animo che non creano barriere.

 

TRACKLIST

  1. The Saga And The Storm
  2. Afterlife
  3. Falling Mirages
  4. Riverflame
  5. The Dream Was The Cure
  6. Song Of Transience
  7. Through The Fog, Into The Sky
  8. Dawn
  9. Vast Tapestry
  10. The Ocean's Arms
  11. Path Is Found
  12. Starbather
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