7.0
- Band: JORN
- Durata: 00:48:22
- Disponibile dal: 01/06/2012
- Etichetta:
- Frontiers
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Da un paio d’anni a questa parte, Jorn Lande si è autoproclamato discepolo e portatore dell’eredità lasciata dal compianto Ronnie James Dio. Dopo il disco di tributo al folletto del rock duro uscito nel 2010, il cantante norvegese pubblica il nuovo “Bring Heavy Rock To The Land”, un disco che dalla prima all’ultima nota tributa gloria ed onore all’ex voce di Black Sabbath ed Heaven And Hell. Dopo la breve intro “My Road”, tutta la potenza e magnificenza della title track esplode in un sound che ricorda i Dio dei primi lavori, “Holy Diver” e “The Last In Line” su tutti. Sia chiaro, la voce di Ronnie è inarrivabile, per intensità, timbrica, magnificenza e splendore, ma le innate doti del buon Jorn hanno davvero pochi rivali al giorno d’oggi. La quadrata “A Thoudand Cuts” e la melodica “Ride Like The Wind” ci catapultano nelle sontuose sonorità degli anni Ottanta, quando l’heavy rock riempiva le arene e scalava le classifiche. La ballad “The World I See”, pur rivelandosi canonica e poco originale, viene sorretta dalla calda ugola del norvegese, autore di una delle sue migliori performance in studio. Ciò che manca a “Bring Heavy Rock To The Land” è un capolavoro immortale, un brano degno di essere ricordato negli annali del metallo, seppur la qualità generale delle composizioni si mantiene su discreti livelli. Il lavoro di chitarra convince, ma non incanta, si sente la mancanza di un fuoriclasse della sei corde come Tony Iommi o Vivian Campbell. Non ci sono invece episodi piatti o con funzione di riempitivo: Jorn ed i suoi musicisti hanno composto un disco degno di essere acquistato a scatola chiusa. Dischi come questo sono un toccasana per il filone più classico della scena heavy metal, perché ci ricorda costantemente da “dove veniamo”, e la produzione moderna e cristallina rende i brani calzanti a pennello se inseriti in un contesto attuale. Il buon Ronnie sarebbe fiero del suo discepolo.