6.0
- Band: JORN
- Durata: 00:57:29
- Disponibile dal: 03/06/2016
- Etichetta:
- Frontiers
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Reduce dalle prove discografiche che lo hanno visto alle prese prima con Russell Allen e poi con Trond Holter, Jorn Lande tiene ora impegnata la sua ugola d’oro in un disco composto interamente da cover. Certamente, il singer norvegese non è nuovo ad operazioni di questo tipo: in passato, ricordiamo dischi come “Unlocking The Past” o quello interamente dedicato a Ronnie James Dio, oltre alle numerose altre cover da lui interpretate. Da parte nostra, siamo dell’idea che dischi di questo genere ci possano anche stare, ma d’altra parte possono pure lasciare un po’ il tempo che trovano. La scelta dei brani spazia tra evergreen come “Hotel California” o “Don’t Stop Believin'”, passando da grandi hits pop rock degli anni ’70 (“Killer Queen”) e degli anni ’80 (“I Know There’s Something Going On”, “Running Up That Hill”, “You’re The Voice”), fino alla più recente “Live To Win” di Paul Stanley, oltre a riprendere alcuni classici hard rock (“Stormbringer”) e metal (“Rainbow In The Dark”, Final Frontier”). Insomma, un susseguirsi di brani di assoluto valore, molti dei quali si ascoltano ancora con immenso piacere e che rendono il disco molto gradevole sotto questo punto di vista. Interessanti le riletture in chiave più hard rock soprattutto dei brani concepiti originariamente in maniera più pop, come potevano essere quelli di Frida o di Kate Bush, ma ci sono anche piaciute le versioni di “Hotel California” e “Rev On The Red Line”; non particolarmente entusiasmanti, invece, le soluzioni scelte per le canzoni di John Farnham o dei Journey (togliere il piano da quest’ultima è quasi un sacrilegio). C’è anche da dire, tuttavia, che tutte queste canzoni vengono in qualche modo ‘omogeneizzate’ allo stile di Jorn e della sua band, perdendo così proprio alcuni di quegli elementi che ne avevano decretato il successo o che li caratterizzavano in maniera particolare. Prendiamo ad esempio ancora il caso di “Running Up That Hill”: tutto sommato una bella versione, come dicevamo sopra, ma allo stesso tempo la canzone, spogliata della voce di Kate Bush e con quei chitarroni in evidenza, si confonde quasi in mezzo agli altri brani e certo così non ce la immaginiamo come una grande hit. Riteniamo, poi, in assenza di indicazioni a riguardo, ma basandoci sulle rispettive line-up, che un paio di brani siano stati recuperati da registrazioni fatte in passato e poi non utilizzate. In particolare, “Stormbringer” dovrebbe risalire al periodo di “Unlocking The Past” (2007) e “Rainbow In The Dark” all’epoca del tributo a Dio (2010). In conclusione, si tratta dell’ennesimo disco di cover da parte di Jorn: se vi piace o vi incuriosisce questa formula e riuscite a stare dietro a tutte le uscite del cantante norvegese, si tratta di un platter gradevole, altrimenti non c’è problema perchè non si tratta certamente di una release imprescindibile.