5.0
- Band: JORN
- Durata: 00:40:47
- Disponibile dal: 05/06/2009
- Etichetta:
- Frontiers
- Distributore: Frontiers
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Jorn Lande è uno dei cantanti più presenti ed attivi all’interno della scena metal-hard rock attuale. La partecipazione ai vari Avantasia, Ayreon, per non parlare dei dischi in compagnia di Russel Allen, o la parentesi Masterplan (prossima al ritorno), non sono altro che il contorno ad una carriera solista che sembra da qualche anno a questa parte essere diventata la priorità assoluta del cantante norvegese. E’ trascorso appena un anno dalla pubblicazione del precedente “Lonely Are The Brave”, per non parlare del 2007 di fuoco con l’uscita di una greatest hits, un album di cover e un DVD, eppure lo stakanovista Jorn è nuovamente sul trono a battere cassa con il nuovissimo “Spirit Black”. Le tante, troppe uscite che hanno accompagnato il singer scandinavo in questi anni devono aver giocato un brutto scherzo questa volta, perché il sesto capitolo solista in studio, rappresenta senza dubbio il punto più basso della carriera di Jorn. “Spirit Black” punta come sempre sull’hard rock di scuola ’70 tanto caro a Deep Purple e Whitesnake, aggiungendo moderate influenze classic metal ed una produzione moderna in grado di far risplendere gli ormai abusati riff heavy rock, tuttavia al di là della buona compattezza e della solita grande prestazione di Lande dietro al microfono, le canzoni offrono rari bagliori all’interno di un songwriting mai così opaco nelle linee vocali. “Spirit Black” si snoda attraverso mid-tempos rocciosi, eppure mai incisivi, mostrando la corda sin dalle prime battute con le poco ispirate “Below” e “Road Of The Cross”. Le campane di “City In Between” (siamo già alla traccia numero 5), sembrano suonare la sveglia con influenze AOR che impreziosiscono un ritornello finalmente all’altezza, anche perché la successiva “Rock N’ Roll Angel” evidenzia dinamismo e scelte melodiche avvincenti. Con “Burn Your Flame” si punta per la prima volta sulla velocità, anche se la pochezza di uno spartito che ricalca smaccatamente le gesta dei Deep Purple riporta il disco sotto il livello di guardia. Il colpo di coda finale con l’ottima “I Walk Alone”, il fatto che sia una cover di Tarja è piuttosto indicativo, non fa che aumentare l’amarezza per un disco sottotono, che rappresenterà un’insolita delusione anche per i fan più accaniti di Jorn.