JUDAS PRIEST – Invincible Shield

Pubblicato il 05/03/2024 da
voto
8.0
  • Band: JUDAS PRIEST
  • Durata: 00:52:32
  • Disponibile dal: 08/03/2024
  • Etichetta:
  • Sony

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Provare a formulare un giudizio su un album di una band seminale come i Judas Priest non è un compito semplice, perché comporta necessariamente una scelta di metodo da fare a monte.
A nostro parere, infatti, sono due le possibili strade da intraprendere e non ce n’è una giusta e una sbagliata: un primo approccio potrebbe essere quello di dare un giudizio sull’album estrapolato dal contesto legato all’età e alla storia della band e, quindi, in questo caso, prendere “Invincible Shield” e confrontarlo con i vari “Painkiller”, “British Steel”, “Hell Bent For Leather” e via dicendo. Oppure possiamo prendere questo stesso disco, contestualizzarlo nel percorso di una band che ha già festeggiato i cinquant’anni di carriera, con un cantante ultrasettantenne, un membro storico che purtroppo deve combattere quotidianamente con il morbo di Parkinson e il resto della band divisa tra nuove leve e vecchie glorie che tengono botta.
Capite bene che già la semplice scelta di uno di questi due approcci cambia un bel po’ le carte in tavola, perché nel primo caso, è ovvio, “Invincible Shield” non può verosimilmente tenere il passo di quei capolavori che hanno letteralmente forgiato il concetto stesso di heavy metal. Ma se consideriamo il disco nel contesto che abbiamo descritto nella seconda opzione, be’, allora “Invincible Shield” è un mezzo miracolo.
Non ci metteremo qui a ripercorrere tutta l’enorme carriera dei Priest in questa sede (se qualcuno fosse interessato, l’abbiamo fatto qui), ma è interessante fare un breve riepilogo quantomeno degli anni post-reunion, per capire bene la portata e le aspettative che ruotano intorno a questo disco. “Angel Of Retribution” ci aveva riconsegnato una band in forma, desiderosa soprattutto di riconciliarsi con il suo pubblico; “Nostradamus” è stato un coraggioso esperimento, riuscito in parte, ma tutto sommato onesto; mentre “Redeemer Of Souls” sembrava essere il primo passo verso una dignitosa pensione e, nella migliore delle ipotesi, qualche album fatto più come scusa per tornare in tour. Quello che, invece, non ci aspettavamo affatto, è stato quel colpo di coda di “Firepower”, un album che, complice la collaborazione di un produttore del livello di Andy Sneap ed un Richie Faulkner finalmente integrato, ha riportato i Priest nella contemporaneità.
A questo punto le nostre aspettative si sono comprensibilmente alzate e abbiamo atteso questo “Invincible Shield” con la speranza di ritrovare la stessa vitale energia del suo predecessore. Con un gran sospiro di sollievo, quando i Priest hanno svelato al mondo il primo singolo “Panic Attack”, abbiamo iniziato a crederci perché quel pezzo è una bomba, capace di trovare un punto di incontro tra la melodia degli anni d’oro, l’irruenza di “Painkiller” e un uso dei synth che sembrava riportarci agli anni di “Turbo”.
Anche i successivi singoli ci hanno convinto: prima “Trial By Fire” (a parere di chi vi scrive il più debole dei quattro), poi “Crown Of Horns”, che svelava il lato più catchy e morbido dell’album, ed infine un’altra mazzata come “The Serpent And The King”, che riesce a bissare l’entusiasmo di “Panic Attack”, con un piglio ancora più devastante.
Dopo aver ascoltato a lungo questo nuovo lavoro, possiamo dire che le quattro canzoni presentate sono una buonissima fotografia dell’album che si mantiene su questi stessi livelli per quasi tutta la sua durata: “Invincible Shield” alterna infatti con efficacia momenti di puro assalto ad altri cadenzati ed ammiccanti.
I migliori esponenti della prima categoria sono la title-track, che sembra un omaggio a “Defenders Of The Faith”, a metà strada tra “Freewheel Burning” e “Jawbreaker”; “As God Is My Witness”, con la doppia cassa di Scott Travis lanciata come un treno e delle belle aperture melodiche sul ritornello; per non parlare del riff oscuro e minaccioso di “Sons Of Thunder”, che sorregge un brano da tre minuti scarsi, sintetico e perfetto nel suo essere un concentrato del sound dei Priest. Passando invece alle canzoni meno veloci, citiamo molto volentieri “Devil In Disguise”, con quell’incedere sinuoso che ci ha ricordato un ipotetico punto di incontro tra “A Touch Of Evil” e “Deal With The Devil”; e poi senza alcun dubbio “Escape From Reality”, un bellissimo brano con un riff sabbathiano che si appoggia su un incedere molto simile a quello di “Black Blade” dei Blue Oyster Cult.
Il lavoro di Andy Sneap alla produzione è stellare come sempre, e le canzoni di “Invincible Shield” splendono come se fossero suonate da dei ventenni. Scott Travis picchia ancora con grande gusto, ben coadiuvato dal solito Ian Hill, granitico e solido nelle retrovie; il grosso del lavoro delle chitarre grava ormai sulle spalle di Richie Faulkner, che ormai ha totalmente assimilato lo stile dei Judas Priest da far diventare il suo ruolo sempre più centrale, per quanto Rob Halford ci abbia assicurato (nell’intervista che pubblicheremo a breve) che la mano di Glenn Tipton è comunque presente in ogni singola canzone. E Rob Halford? E’ chiaro che la vera prova del fuoco per il cantante sarà on the road, ma in studio, con tutti gli aiuti del caso, il Metal God resta ineccepibile: il suo timbro maturo è tuttora la perfetta espressione del canto heavy metal e la sua voce è ancora in grado di trasmettere una varietà di colori e di sfumature che tanti cantanti, pur dotati di corde vocali d’acciaio, si sognano.
Ci rendiamo conto di come questa recensione stia raggiungendo dimensioni ragguardevoli, ma c’è un ultimo spunto di discussione che vorremmo lasciare al lettore. “Invincible Shield” ci è piaciuto molto, è il miglior disco che i Judas Priest potessero fare nelle loro condizioni attuali, ma è anche importante mettere nero su bianco una cosa: questo disco è un’equazione, un algoritmo, è l’applicazione scientifica e perfetta di un manuale affinato in cinquant’anni di scuola.
“Invincible Shield” non rischia niente. Mai. Rob Halford e compagni volevano scrivere “Firepower vol.2” e l’hanno fatto. Tutto qui. E’ un pregio? E’ un limite? Decidetelo voi. Chi scrive è convinto che non sia compito di una band fondata nel 1970 cambiare le sorti del metal del 2024. L’obiettivo dei Judas Priest, oggi, è un altro: quello di essere una band ancora viva, a dispetto delle barbe bianche, delle mani che tremano e degli abiti di pelle borchiati che iniziano a pesare un po’ troppo. E questo, con “Invincible Shield”, è un obiettivo pienamente raggiunto.

TRACKLIST

  1. Panic Attack
  2. The Serpent And The King
  3. Invincible Shield
  4. Devil In Disguise
  5. Gates Of Hell
  6. Crown Of Horns
  7. As God Is My Witness
  8. Trial By Fire
  9. Escape From Reality
  10. Sons Of Thunder
  11. Giants In The Sky
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