JUDAS PRIEST – Point Of Entry

Pubblicato il 11/03/1981 da
voto
6.5
  • Band: JUDAS PRIEST
  • Durata: 00:37:10
  • Disponibile dal: 17/02/1981
  • Etichetta:
  • Columbia

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Arrivato sul mercato soltanto dieci mesi dopo un ennesimo alloro, quello di “British Steel”, “Point Of Entry” rimane anche a distanza di tempo un capitolo non proprio memorabile della storia priestiana. Per la prima volta in carriera – e non sarà l’unica – i Judas Priest scelgono di tenere in armadio gli abiti di Dèi del metal, per vestire quelli di una hard rock band più accessibile. Registrato in quel di Ibiza, “Point Of Entry” segna il primo mezzo passo falso della compagine, per chi scrive l’unico disco che, a parte qualche raro episodio, non si stacca da un’aurea mediocrità. Aurea perché non stiamo parlando di qualcosa di orripilante, inascoltabile; mentre sono diverse le canzoni che ancora oggi ci fanno chiedere perché siano state pubblicate, trattandosi al massimo di oneste B-side. Il taglio sonoro è quello di un hard rock/rock’n’roll molto lineare, dove viene praticamente azzerato quell’impatto fragoroso che la band era riuscita a darsi già a partire da “Sad Wings Of Destiny”. Per molte tracce, sembra di trovarsi di fronte a una pianificazione attenta e poco coraggiosa di quello che dovrebbe essere un album rock da classifica, costruito minuziosamente per nutrire ascoltatori vogliosi di disimpegno, qualche facile melodia, ritornelli orecchiabili e poco altro. Il clima generale è insolitamente tranquillo, edulcorato, con canzoni come “Turning Circles” e “Solar Angels” a farci domandare se quelli che stiamo sentendo siano veramente i Judas Priest.
I tempi sono lenti, le idee sono proprio poco elaborate, e paiono appunto frutto solo della volontà di arridere a un certo tipo di pubblico. Si sentano, come indizio massimo, i coretti vocali che saltano fuori durante “Don’t Go”: lecito chiedersi se ci credessero sul serio, a realizzare materiale simile. È soprattutto quando i ritmi si illanguidiscono che la band deraglia e fallisce nel proporre qualcosa di interessante, riuscendo a salvarsi almeno in parte sui pezzi più ritmati. “Hot Rockin’” va in quella direzione, i Priest sono qui almeno briosi, sanno coinvolgere e non è un caso che, se si ascoltasse la registrazione di qualche live degli anni ’80, “Hot Rockin’” farebbe una figura dignitosa. Stesso discorso lo si può fare per l’opener “Heading Out To The Highway”, trascinante e ben calibrata in ogni aspetto, sintomo di quello che avrebbe potuto essere “Point Of Entry” se affrontato con un songwriting meglio gestito: poteva anche starci il suonare qualcosa di diverso, ma sarebbe servita ben altra convinzione e profondità. Quella emanata invece da “Desert Plains”, brano sopravvissuto nelle setlist fino ai giorni nostri, grazie a un misto di evocatività e sentimentalismo, dove troviamo una gran prestazione di Halford, nonostante i suoi celebri acuti non si intromettano. Fra le tracce genuinamente brutte, vale la pena segnalare “You Say Yes”, con lo stringato ritornello che potrebbe essere una parodia, non fosse stato realmente inciso. Riaffiorano – e non poco – influssi blues e di rock grezzo, per nulla evoluto, con risultati a volte anche gradevoli (“Troubleshooter”), in molte altre situazioni solo passabili. Sacrosanto che “Point Of Entry” sia rimasto la ‘pecora nera’ nella sterminata discografia di Tipton e compagni: pur a distanza di tempo, è difficile operare un processo di rivalutazione dei suoi contenuti.

 

TRACKLIST

  1. Heading Out to the Highway
  2. Don't Go
  3. Hot Rockin'
  4. Turning Circles
  5. Desert Plains
  6. Solar Angels
  7. You Say Yes
  8. All the Way
  9. Troubleshooter
  10. On the Run
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