
7.0
- Band: JUDAS PRIEST
- Durata: 00:42:04
- Disponibile dal: 06/09/1974
- Etichetta:
- Gull Records
Spotify:
Apple Music:
L’album di debutto dei Judas Priest viene registrato a Londra, nell’arco di tre settimane, con il supporto del produttore Rodger Bain, lo stesso che si era distinto per i lavori con i Black Sabbath. La scaletta, come accade quasi sempre per gli album di debutto di quegli anni, è una selezione delle canzoni proposte dal vivo dalla band, suonate per lo più in presa diretta, esattamente come si farebbe su un palco di un locale fumoso. I Priest avrebbero a disposizione anche più canzoni ed alcune vengono ovviamente escluse, ma la cosa strana è come alcuni di questi tagli coinvolgano di fatto canzoni ben più efficaci di quelle finite sul disco. Tra queste, infatti, abbiamo una prima versione di “Victim Of Changes”, “The Ripper” o “Genocide”, che poi verranno fortunatamente recuperate nel secondo full-length.
Nel 1974 i Judas Priest non hanno ancora dato una forma finale al proprio sound: la loro proposta è un hard rock sufficientemente energico ma ben lontano non solo dalle colate di lava che i cinque produrranno di lì a poco, ma anche da quanto proposto da tante formazioni coeve, se non addirittura precedenti. “Rocka Rolla” è un lavoro piacevole, con diversi spunti interessanti, ma rappresenta più che altro una sorta di prova su strada, una base di partenza utile alla band per lavorare su se stessa in vista di una maturazione successiva. Nei solchi dell’album troviamo influenze molto diverse tra loro: da una parte le melodie catchy ed efficaci della title-track e dall’altra l’eco sabbathiano di canzoni come “Winter” o “Deep Freeze”, passando per il taglio blues di “Cheater”. Talvolta la sensazione è quella di avere a che fare con brani incompleti, tagliati e riassemblati senza una direzione ben precisa: citiamo ad esempio “Cariar And Meths”, una lunga composizione di quasi otto minuti che nell’album viene ridotta ad un breve interludio strumentale; oppure lo stacco così netto tra le due sezioni di “Dying To Meet You”. Il vertice dell’album, invece, viene raggiunto con “Run Of The Mill”, canzone cangiante, dalle tinte progressive, che riesce a dare il giusto lustro sia al gusto melodico dei chitarristi, sia all’ugola di Halford, il cui potenziale risulta ancora inespresso eppure già perfettamente intuibile.
La pubblicazione dell’album passa abbastanza inosservata, sia agli occhi del pubblico che a quelli della critica, e la band non esita ad addossare parte della colpa alla produzione di Bain e alle pressioni dell’etichetta che cerca di condizionare il sound generale dell’album per renderlo più accessibile e leggero rispetto ai desideri della band. Sicuramente questi fattori hanno condizionato non poco il risultato finale, ma è altrettanto vero come la band all’epoca fosse ancora acerba ed impreparata ad affrontare con la giusta sicurezza questo primo importante passo. La cosa sarà ancora più evidente con la pubblicazione di “Sad Wings Of Destiny”, un album molto più a fuoco rispetto a “Rocka Rolla”, tanto da essere riuscito quasi a far passare in secondo piano il suo predecessore, diventando agli occhi di molti una sorta di primo album ‘ad honorem’. La storia dei Judas Priest, invece, inizia proprio qui, e “Rocka Rolla” rappresenterà una lezione preziosa che la band saprà mettere a frutto nel migliore dei modi possibili.