JUDAS PRIEST – Sin After Sin

Pubblicato il 09/04/1977 da
voto
8.5
  • Band: JUDAS PRIEST
  • Durata: 00:40:38
  • Disponibile dal: 08/04/1977
  • Etichetta:
  • CBS Records

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L’entrata in scena della CBS, la nuova etichetta discografica, porta ai Judas Priest alcuni immediati vantaggi. Il precedente album, “Sad Wings Of Destiny”, ha fatto vedere il potenziale di questa formazione e ora l’etichetta è intenzionata a far fruttare al meglio il proprio investimento. Ai Judas Priest serve un produttore e viene fatto il nome di Roger Glover, lo storico bassista dei Deep Purple, che ultimamente ha iniziato a farsi un nome anche in questo ambito. La band, pur avendo enorme rispetto di un musicista come Glover, sembra inizialmente poco convinta: ha già avuto esperienze negative con produttori incapaci di cogliere la sua essenza e tendenzialmente vorrebbe gestire tutto da sola, ma le cose si complicano nel corso delle settimane e alla fine la band decide di accettare l’aiuto di Roger. C’è poi la questione del ruolo di batterista, per il momento ancora vacante: anche questo intoppo viene risolto con l’ingaggio di Simon Phillips, musicista talentuoso che ha già iniziato ad imporsi come session man affidabile e professionale. Phillips non conosce la band, ma è un grande strumentista e riesce perfettamente ad incastrarsi nel sound del gruppo, pur non diventandone mai un membro ufficiale.
Le registrazioni vengono ultimate, quindi, e “Sin After Sin” vede finalmente la luce nel maggio del 1977, con una copertina che porta avanti quell’immaginario fantastico e oscuro già presentato nel precedente “Sad Wings Of Destiny”. La tracklist si apre con la sontuosa “Sinner”, a parere di chi vi scrive uno dei brani nella top ten di tutta la produzione dei Judas Priest: le chitarre non lasciano tregua, incalzano l’ascoltatore, la sezione ritmica picchia senza sosta e Rob Halford sfrutta tutta la sua espressività nel cantare in maniera eccellente un brano entrato di diritto nella leggenda. Si prosegue con “Diamonds And Rust”, una cover di Joan Baez, che qui viene metallizzata e trasformata in una cavalcata ben lontana dalla malinconia folk dell’originale. Il brano viene inserito in “Sin After Sin”, ma la sua genesi è precedente: ne esiste infatti una versione registrata più o meno ai tempi delle sessioni di “Sad Wings Of Destiny”, con un mix differente e senza Simon Phillips alla batteria. Tornando a “Sin After Sin”, invece, si procede con una carichissima “Starbreaker”, per passare poi a tutt’altra atmosfera con “Last Rose Of Summer”, una leggiadra ballad acustica, più convenzionale di “Dreamer Deceiver”, ma comunque molto emozionante, soprattutto grazie alla performance di Rob Halford, che in questo brano riesce a dare lustro a tutta la sua versatilità. Chi ha avuto modo di leggere la sua autobiografia, infatti, sa come Rob ami definirsi una ‘puttana del pop’, una definizione ironica, che però riusciamo tranquillamente a capire: se infatti nelle composizioni più aggressive Halford è l’incarnazione del perfetto cantante metal, nei momenti più delicati riesce a tirare fuori uno spettro di influenze molto varie, che vanno dal soul, ai crooner, fino appunto alla musica leggera. Leggermente meno brillante (ma comunque stratosferica) la seconda parte dell’album, che vede qualche calo di tensione (ad esempio la seconda ballad del disco, “Here Comes The Tears”), ma la chiusura è invece un altro pezzo da infarto. “Dissident Aggressor” è un altro concentrato di metallo fumante, di una potenza inaudita per il 1977 e fondamentale influenza per tutto il metal successivo, dalla N.W.O.B.H.M., fino al thrash (non a caso gli Slayer ne riproporranno anni dopo una versione devastante in “South Of Heaven”).
“Sin After Sin” riesce finalmente ad avere successo anche di vendite, una volta pubblicato, raggiungendo la posizione n.23 nella classifica britannica. Con il passare del tempo è diventato un album di culto, sempre apprezzato dagli estimatori della band, pur senza essere mai davvero sotto i riflettori, forse per il suo essere schiacciato tra due album seminali come “Sad Wings Of Destiny” ed il successivo “Stained Class”. Si tratta comunque di un altro capolavoro, perfettamente incastonato in una discografia che, almeno fino agli inizi degli anni Ottanta, non sembra davvero sbagliare un colpo.

 

TRACKLIST

  1. Sinner
  2. Diamonds And Rust
  3. Starbreaker
  4. Last Rose Of Summer
  5. Let Us Prey / Call For The Priest
  6. Raw Deal
  7. Here Come The Tears
  8. Dissident Aggressor
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