7.0
- Band: JUDICIARY
- Durata: 00:31:21
- Disponibile dal: 10/03/2023
- Etichetta:
- Closed Casket Activities
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In molti percorsi artistici possono capitare dei momenti nei quali la linea evolutiva si arresta o prende vie tutto sommato inaspettate. È il caso dei Judiciary, band che eravamo soliti ricollegare a un vigoroso crossover a base di thrash metal e hardcore, per certi versi affine all’operato dei ben più famosi Power Trip, la quale sembra avere deciso di ricercare nuove formule e un diverso tipo di espressività con questo suo secondo album.
Laddove il debut “Surface Noise” lasciava riecheggiare suoni slabbrati, una vena mosh e un’indole decisamente sfrontata, dirompenti come in un concerto nel cui pit ogni colpo è lecito, su “Flesh + Blood” la miscela metalcore del quintetto mostra un carattere tanto più pesante quanto controllato, innestato su strutture stentoree che insistono parecchio su midtempo.
In questo caso, pare incidere particolarmente il lavoro in fase di mixaggio e mastering del sempre più noto Will Putney, il quale ha conferito al disco un suono più liscio e moderno, nel complesso non così lontano da quelle produzioni che da qualche tempo caratterizzano l’operato di Knocked Loose o Fit For An Autopsy. In ogni caso, la vena fiammeggiante dei lavori precedenti riesce a riaffacciarsi di tanto in tanto, soprattutto tramite discese strumentali che talvolta abbracciano nuovamente l’impronta thrash, anche se filtrate tramite un sound più freddo e levigato.
Il nervoso respiro suburbano dei texani ha insomma subito un lieve mutamento, aprendosi a nuove contaminazioni e inserendosi in un filone che sinora il gruppo aveva soltanto sfiorato alla lontana. Il risultato, comunque, non fa storcere il naso: detto che a tratti si sente la mancanza di un pizzico di dinamismo o di semplice anima hardcore in più, “Flesh + Blood” riesce a calarsi nella realtà contemporanea con una certa naturalezza, intrecciando i tanti temi che stanno a cuore ai Judiciary in un insieme che senza dubbio ha dalla sua solidità e coerenza. La durata contenuta e un’interpretazione senza evidenti lacune – più un paio di ‘hit’ subito vincenti come “Paradigm Piercer” e “Knife in the Dirt” – fanno del disco un ascolto piacevole che potrebbe quasi sicuramente acquisire ulteriore efficacia in sede live.