• Band: JUNGLE ROT
• Durata: 00:36:29
• Disponibile dal: 30/06/2015
• Etichetta:
• Victory Records

Meno death metal e più (groove) thrash. Così si potrebbe riassumere la virata compiuta dai Jungle Rot con il nuovo “Order Shall Prevail”. Delle avvisaglie c’erano già state con il precedente “Terror Regime”, ma è con questa nuova prova che il gruppo statunitense prova ad attuare con maggiore decisione la sua opera di ammodernamento. Un ammodernamento relativo, intendiamoci… se in passato il quartetto poteva essere facilmente accostato a Obituary e Six Feet Under, oggi i termini di paragone più calzanti paiono essere i Sepultura dei tardi anni Novanta e i Soulfly meno etnici, ovvero band non certo giovanissime. I Jungle Rot anche nei loro momenti più arditi rimangono insomma un gruppo di trogloditi che pensano molto alla sostanza e poco a tutto il resto. Non li vedremo mai uscire troppo dal seminato, nè tantomeno affinarsi: anche se le ritmiche sono ora un filo più incalzanti, non aspettatevi chissà quali impennate o colpi di genio. L’angolazione è diversa, ma il risultato complessivo non così distante da quello degli ultimi album, almeno a livello di resa e impatto. Di nuovo va dato atto a Dave Matrise e compagni di sprizzare entusiasmo e fedeltà alla causa metal, di nuovo si resta favorevolmente colpiti dalla cura riposta nella veste grafica del disco… la tracklist, tuttavia, offre, come spesso accade, episodi gradevoli alternati a parentesi di calma piatta. Quando i Jungle Rot sono in forma, riescono a confezionare dei brani subito memorizzabili grazie al loro senso del groove e al riffing semplice e diretto; quando invece l’ispirazione latita, i risultati sono talmente banali da fare sembrare gli ultimi lavori di Obituary o Kataklysm dei dischi degli Spawn Of Possession. Si ha l’impressione che delle pause più lunghe tra un album e l’altro potrebbero giovare al songwriting, ma è ormai chiaro che la band prediliga battere il ferro finchè è caldo e sfruttare ogni occasione per pubblicare dischi e andare in tour. Così facendo ci ritroviamo dunque con l’ennesimo album senza estrema infamia, ma anche senza grande lode. Il classico lavoro dal quale i Jungle Rot estrapoleranno un paio di brani per rinfrescare le scalette dei prossimi concerti, per poi guardare avanti…