7.0
- Band: JUNGLE ROT
- Durata: 00:24:54
- Disponibile dal: 19/02/2013
- Etichetta:
- Victory Records
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I Jungle Rot stanno evidentemente provando a sfruttare al massimo l’insperato contratto rimediato qualche tempo fa con la Victory: un anno e mezzo fa è uscito il loro ultimo full-length “Kill On Command”, un nuovo album pare essere previsto per la prossima primavera e ora, quasi a fare da spartiacque fra le suddette due release, accogliamo la ristampa di “Skin The Living”, prima opera dei ragazzi, originariamente rilasciata nel 1995. “Skin The Living” è tecnicamente il primo demo della death metal band statunitense, ma essendo stato ai tempi stampato in CD e constando di ben dieci tracce, da molti viene spesso visto come il debut dei Nostri. Del resto, la produzione, per essere un demo di metà anni Novanta, non è affatto male e anche la proposta è stilisticamente ben poco diversa da quanto i Jungle Rot hanno offerto a partire dal debutto ufficiale “Slaughter The Weak” (1997). In pratica, ascoltando “Skin The Living” e poi tutto il materiale pubblicato sino a “Kill On Command”, si può tranquillamente affermare che il gruppo abbia sempre pubblicato lo stesso disco, con qualche minima differenza a livello di ritmiche (ora più thrash, ora più death-oriented, ora più groovy). Una stoica fedeltà alla linea e un sound volutamente grezzo e derivativo che oggettivamente non ha mai messo i Nostri nelle condizioni di poter accedere ai cosiddetti piani alti del genere, ma che, al contempo, nel corso degli anni ha fatto guadagnare loro una piccola schiera di fedelissimi appassionati, che accolgono ogni nuova opera ad occhi chiusi, consapevoli che il quartetto non cambierà mai la propria formula compositiva. Tornando a “Skin The Living”, si può dire che esso sia uno dei lavori più spontanei e divertenti confezionati dalla band: si sente la fame di questi death metaller in erba, il desiderio di ripercorrere i sentieri tracciati dai vari Obituary e Massacre con lo stesso entusiasmo che questi ultimi avevano agli esordi, la semplice voglia di demolire tutto. Il disco è colmo di riff ignorantissimi e di un groove debordante, non dura nemmeno mezzora e non smette mai di intrattenere. Certamente va preso per quello che è, ovvero per il parto di un gruppo che non ha mai fatto – e probabilmente mai farà – la storia del genere, ma se adorate il death metal di una volta, lineare e poderoso, qui andate abbastanza sul sicuro.