8.0
- Band: KAIPA
- Durata:
- Disponibile dal: /09/2003
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: Audioglobe
Domanda scomoda: a quanti appassionati di prog era piaciuto realmente il precedente “Notes From The Past”? Oltre il clamore suscitato dall’inaspettato comeback discografico per una formazione mitica del rock progressive scandinavo, quel lavoro non offriva spunti degni del glorioso passato dell’act nordeuropeo. Le sue ampollosità, unite a minutaggi prolungati nello sviluppo delle suite, producevano uno strano minestrone sonoro, privo del fattore emozionale, povero in virtuosismi e distante anni luce dall’attitudine easy e fiabesca dello storico “Inget Nytt Unter Solen”. A distanza di un anno la premiata ditta Stolt/Lundin ci riprova, ritornando sul luogo del delitto, azzerando con un poderoso colpo di coda le precedenti indecisioni, e dando alle stampe un affresco sonoro di indubbia bellezza. Anche stavolta va elogiata l’idea di esprimersi in inglese, abbandonando definitivamente la lingua madre, peraltro poco adatta al genere musicale qui considerato. Torna la voglia di osare, tornano gli intrecci ritmici cari ai King Crimson, e riemergono quegli unisoni strumentali per troppo tempo rinnegati. Basterebbe l’opener “Lifetime Of A Journey” a descrivere il nuovo corso dei Kaipa, tra una ritrovata vena melodica ed il gusto di osare nelle fughe strumentali su basi sincopate. La stessa convinzione che pervade il solismo di Roine Stolt nella successiva “A Complex Work Of Art” (ospite la bravissima Aleena), le misteriose atmosfere di “The Weed Of All Mankind” e l’enfatico cantato di Lundin nella cadenzata “End Of The Rope”, espansa in mirabili fughe fusion. Sicuramente il miglior album rock progressive del 2003.