7.5
- Band: KALANDRA
- Durata: 00:48:33
- Disponibile dal: 13/09/2024
- Etichetta:
- By Norse Music
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Cercare di descrivere un progetto come quello dei Kalandra non è cosa facile, specialmente dopo aver sentito questo nuovo “A Frame Of Mind”. Ma andiamo con ordine.
La band norvegese, nata nel 2012 e con all’attivo solamente un paio di EP e un album uscito nel 2020, è stata spesso associata alla scena pagan-folk di Wardruna, Heilung e simili, sebbene tale vicinanza rappresenti di fatto solo una parte del loro suono.
Partendo dalle atmosfere e dalle armonie tipiche della musica tradizionale norvegese, i Kalandra arricchiscono infatti il loro spettro musicale con influenze progressive, crescendo dal sapore post-rock e quell’anima indie sporcata di elettronica tanto cara ai Radiohead; un qualcosa che fu già in parte abbozzato dai conterranei Gåte ma che viene qui ulteriormente sviluppato.
Quello che stupisce maggiormente è come il tutto si mescoli senza che nessuna di queste caratteristiche prenda il sopravvento, risultando in un sound organico, parecchio personale e più elettrico rispetto al passato che non ha paura di sfociare in lidi quasi metal. Una sensibilità stilistica che ricorda gli Anathema del dopo “Alternative 4” o gli ultimi Gathering con Anneke, filtrata attraverso le dinamiche moderne della scuola pop scandinava (Aurora, Röyksopp e Susanne Sundfør tra tutti) e quelle più tradizionali della musica popolare.
Mentre le ritmiche dispari della già edita “Are You Ready?” si avvicinano (forse un po’ troppo) a certi Porcupine Tree, si capisce però subito come sia la delicata ma potente voce di Katrine Ødegård Stenbekk il vero gioiello di questo “A Frame Of Mind”, che permette ad un brano come “I Am” di liberarsi dalle marcate influenze tooliane per intraprendere una strada personale, coerente con le proprie radici culturali.
Lo squisito pop acustico ed orchestrale di “The State Of The World”, regala emozioni e scalda facendo da contraltare al folk imbastardito dai tappeti elettronici e dalle chitarre non proprio rassicuranti di “Bardaginn”, una strada che di fatto potrebbe aprire a spiragli molto interessanti. Il rock di “A Life Worth Living” viaggia invece su binari di comfort ed è forse uno dei pochissimi momenti prevedibili insieme alla pur bella “I Remember A Time”, ballata acustica abbastanza classica posta in chiusura.
Il crescendo di distorsioni e percussioni incalzanti di “I’ll Get There One Day” uniti ad un marcato senso di inquietudine ci ricordano quando i Kalandra amino la band di Tom Yorke, pur mettendoci molto del loro grazie a un arrangiamento vocale corale e drammatico. Agli antipodi troviamo invece “Hytta”, un viaggio ambient che ci trasporta in una baita sperduta tra i fiordi, tra registrazioni sul campo e delicati arpeggi di strumenti acustici appartenenti ad un passato remoto. “Segla”, infine, è uno splendido esercizio di stile che mostra la bravura di Katrine nell’interpretazione moderna dello kveding, (tecnica vocale tipica della musica norvegese) accompagnata da pesanti droni di chitarre, tanto dense quanto minimali.
I Kalandra si confermano di fatto come una splendida realtà in continuo movimento, e questo “A Frame Of Mind” rappresenta un importante passo avanti nella ricerca di una lettura personale e moderna della propria cultura. C’è poco ancora da limare, giusto qualche influenza forzatamente progressiva non proprio originalissima, ma il traguardo verso un qualcosa di unico è proprio lì, dietro l’angolo.