7.5
- Band: KANSAS
- Durata: 00:54:23
- Disponibile dal: 23/09/2016
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: Sony
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“I Kansas senza Steve Walsh? Non sono i Kansas, dovrebbero rendersi conto che il loro tempo è finito e bla bla bla…”. Questo pensiero l’abbiamo trovato espresso in ben più di un’occasione nei vari social dai soliti virtuosi della tastiera quando la band ha annunciato di essere al lavoro su “The Prelude Implicit”, il primo disco della formazione americana da sedici anni a questa parte. Ebbene, con una certa soddisfazione questi uccellacci del malaugurio si troveranno ben presto a rimangiarsi le loro parole, perché i Kansas sono tornati, e alla grande! Innanzitutto i doverosi complimenti vanno ad un grandissimo Ronnie Platt, che si è trovato nella difficilissima posizione di sostituire Walsh, e che tutti sanno essere stato una delle figure cardine della formazione sino al giorno della sua fuoriuscita (e pure dopo). Platt si è semplicemente limitato a cantare con la sua grande personalità, senza copiare nessuno, e dobbiamo dire che la sua voce si sposa alla perfezione con i nuovi pezzi, romantici, epici, maestosi. “With This Heart” apre le danze con un sound classicamente Kansas, piano e voce si intrecciano prima dell’arrivo di chitarre e batteria, per poi esplodere tutti insieme nel ritornello suadente, pomposo e grandiosamente melodico. “Visibility Zero” offre una lezione da manuale su cosa sia il progressive rock di stampo settantiano, ringiovanito da una produzione al passo con i tempi, molto pulita e capace di valorizzare al meglio ogni singolo strumento. I Kansas tornano a strizzare l’occhio alle radio con “The Unsung Heroes”, una canzone in cui Ronnie Platt offre una performance di grande classe grazie ad un’ugola in grado di toccare altissime tonalità senza perdere pathos e calore. L’inserto di violini incastonato tra le tastiere rende il tutto ancora più sognante ed etereo. Anche con la successiva “Rhythm In The Spirit” i Kansas ci tengono a precisare di essere ancora i Kansas e lo fanno stramaledettamente bene! Rich Williams e Phil Ehart, i due patriarchi superstiti della band, hanno confezionato un disco che, pur non raggiungendo i massimi livelli del passato (“Leftoverture” o “Point Of Know Return” sono effettivamente inarrivabili), trasuda qualità e passione in ogni suo singolo brano, perché su “The Prelude Implicit” non ci sono riempitivi, nessuna traccia minore, ma solo grande musica da ascoltare e riascoltare più volte. Un grande ritorno: ci sono voluti ben sedici anni, ma la lunga attesa è stata premiata.