6.0
- Band: KATAKLYSM
- Durata: 00:40:51
- Disponibile dal: 11/08/2023
- Etichetta:
- Nuclear Blast
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Gli anni passano per tutti. No, non vogliamo raccontarvi la storiella dei grandi gruppi che diventano vecchi e perdono di qualità e di credibilità, perché in fondo la storia dei Kataklysm è piuttosto diversa, a ben vedere. I canadesi di Dagenais e Iacono non hanno avuto propriamente una carriera stellare dai primi anni Novanta; certo, per i nostri è un merito essere sopravvissuti dopo tutti questi anni e gli va tributato, ma è abbastanza revisionistico dire che il periodo death metal classico di “Sorcery” e “Temple Of Knowledge” abbia loro portato un successo planetario.
Al di là della qualità intrinseca con cui possiamo rileggere oggi quelle opere, i Kataklysm non sono mai stati delle prime linee, anche semplicemente perché arrivarono in ritardo rispetto all’ondata death metal. Un po’ di meritata gloria l’hanno poi ottenuta nei primi Duemila visto che con “Shadows And Dust”, “Serenity In Fire” e in parte “In The Arms Of Devastation” sono riusciti a formulare un proprio stile death metal melodico pieno di groove, tappeti di doppia cassa e ritornelli tutti da urlare dal vivo, al punto che chi scrive li ha visti live più volte con grande soddisfazione e la voglia di andarli a sbirciare ancora nei festival di questi anni resta sempre.
La formula in studio però deve essersi in qualche modo inceppata visto che i successivi lavori hanno insistito troppo caparbiamente nella stessa direzione, variando solamente lo stretto necessario e risultando sempre meno interessanti. “Goliath”, per quanto possa essere superficialmente differente da uno “Shadows And Dust”, ne ripropone ancora molti degli stilemi tipici: riff penetranti, doppia cassa sostenuta ma non velocissima, blast-beat occasionali, linee melodiche narrate dal growl sporco ma capibile di Maurizio Iacono. Un pacchetto fruibile e ormai gran poco estremo, ma non lo intendiamo certo come una colpa: infatti, la title-track, “Die As A King” e la migliore del lotto “Bringer Of Vengeance” sembrano quasi uscite da quel periodo e fin qui ci potremmo anche stare, ottenendo variazioni abbastanza pregiate di quanto conosciamo già. Il problema nasce invece in tutti quei brani in cui la scintilla non c’è o peggio, quando si rincorrono nelle strutture i dettami del death-core più banale infarcito di breakdown, o si inseriscono riff di area Pantera e perfino qualche suggestione che potrebbe provenire da band innamorate degli Slipknot. In quei casi, invece che semplici fotocopie un po’ sbiadite (che possono comunque essere anche accettabili nella discografia di una band in piedi da quasi trentacinque anni), ci troviamo davanti a brani veramente poco ispirati.
Dopo aver riascoltato “Goliath” non possiamo che concludere che i Kataklysm di oggi, purtroppo, non riescono più a ritrovare il loro Nord per un disco completo di valore, ripetendosi invece un po’ stancamente e provando minime variazioni sul tema che però a nostro parere non mordono quasi mai. In occasione di questo nuovo “Goliath” che sfoggia una suggestiva copertina e una produzione adeguata (più di “Meditations”, per fare un esempio) ci siamo riascoltati pazientemente un po’ tutti i loro lavori dell’ultima decade e purtroppo non vediamo né progressione, né svolte. Nemmeno discusse o discutibili, svolte che in questo specifico caso accetteremmo come un messaggio preciso di rinnovamento o di uno stato di salute migliorato. Peccato.