7.5
- Band: KATAKLYSM
- Durata: 00:38:47
- Disponibile dal: 01/06/2018
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Warner Bros
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Alla volta della ragguardevole tacca del tredicesimo full-length, i Kataklysm tornano sulle scene con “Meditations”, nuovo tassello di una discografia da sempre in evoluzione ed assestamento che ha saputo, per certi versi sorprendentemente, avere dei picchi grandiosi ad una decina d’anni dalla fondazione del progetto (qualcuno ha detto “Shadows And Dust”?) e, seppur tra alti e bassi, una seconda metà di carriera qualitativamente ottima. Una volta definito il genere in cui si trovavano a proprio agio (non che le prime brutali prove fossero, ad ogni modo, da meno – anzi!), i canadesi hanno trovato in un melodic death metal tendente ad un certo groove la propria casa, ed è questo il filone a cui il nuovo album può essere ascritto. L’intenzione dichiarata di Iacono e soci era quella di uscire dai preconcetti di genere, sperimentare e trovare un suono che – anche nelle stesse parole del singer – potesse uscire dal mero concetto di death metal e potenzialmente arrivare anche a diversi tipi di utenza. Da questo punto di vista, “Meditations” è un album che guarda indietro e avanti contemporaneamente, ma se riesce ad essere forte delle proprie esperienze passate, manca un pochino nelle intenzioni di innovazione paventate (e dall’apporto di Jay Ruston – Anthrax, Stone Sour – alla consolle), e non tanto nel risultato finale quanto nel non aver osato un pochino di più. I brani, dal canto loro, sono tutti ben scritti e di godibilissima fruizione, ma l’impressione è che manchi quello che diventerà un nuovo classico della band. Siamo di fronte, comunque, a dieci ottimi brani: “Meditations” è una scarrellata tanto di pezzi tirati e violenti come “Guillotine”, “Outsider” o “In Limbic Resonance” quanto di brani più freschi come “And Then I Saw Blood”, “Bend The Arc, Cut The Cords” e l’ottima “Achilles Heel” – tra i migliori risultati nel tentativo di passare il testimone ai Kataklysm del futuro. E anzi, non sembra un caso che i pezzi migliori del lotto, quelli meno old school e con gli occhi più Pantera e Gojira, siano stati posizionati nella seconda metà di “Meditations”, pugno di canzoni coeso e intenzionato a lasciare un segno che a primo ascolto fa la differenza con i pur accettabili momenti iniziali del platter. La strada tracciata è quella che percorre la scaletta, sembrano dire i Nostri, e in tal caso sembra quella giusta. Il gruppo, dal canto suo, suona corale in questa nuova composizione, e sembra piuttosto compatto nel proprio obiettivo di entrare in una nuova dimensione. Stiamo a vedere che succede.