8.5
- Band: KATAKLYSM
- Durata: 00:46:11
- Disponibile dal: 27/01/1995
- Etichetta:
- Nuclear Blast
- Distributore: Audioglobe
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Se ci venisse chiesto di descrivere con un solo aggettivo “Sorcery”, prima prova sulla lunga distanza dei Kataklysm, quello sarebbe senza dubbio ‘frenetico’. Un suono parecchio distante dal mix di potenza e orecchiabilità che oggigiorno identifica la formazione canadese e che ne ha decretato il successo all’interno del panorama death metal mondiale, radicato in una voglia di osare prossima alla follia e a tutto il suo corollario di effetti.
E’ il 1995 – l’anno di “Domination”, di “Pierced from Within”, di “Symbolic” – quando il gruppo di Montréal sporge la testa fuori dall’underground nordamericano con questa raccolta di brani, e col senno di poi non fatichiamo a capire perché buona parte del pubblico e della critica ne ignorò l’effettivo valore artistico. Proseguendo nella corsa a perdifiato dei demo e degli EP rilasciati fino a quel momento, i Nostri diedero alle stampe un’opera sicuramente ‘avanti’ per l’epoca, votata all’esasperazione di tutte le caratteristiche del genere e priva di termini di paragone validi che ne potessero rendere più fruibile il contenuto. Un portale aperto su una dimensione di caos e tumulti che, analogamente a quello raffigurato dalla sgargiante copertina, fece vedere al mondo quanto ci si potesse spingere oltre in termini di fanatismo e pazzia, tra visioni acide e contorsioni impossibili. Merito di un comparto strumentale intento a centrifugare alla velocità della luce tecnicismi esasperati e pillole di melodia, certo, ma soprattutto della performance al microfono di Sylvain Houde, frontman poi smarritosi nei meandri di una testa non regolare e qui artefice di una serie di vocals inarrivabili per ferocia e barbarie. Anticipando il collega Lord Worm, che di lì a dodici mesi avrebbe marchiato a fuoco il seminale “None So Vile”, il Nostro indossa fin dai primi minuti dell’opener “Sorcery (Kataklysm Part II)” i panni della bestia, dell’orco depravato in cerca di un corpo da violare, spaziando tra innumerevoli tonalità del growling e dello screaming senza mai prescindere da una sensazione di deragliamento totale. E’ lui il protagonista dei nove, estenuanti brani della tracklist, microcosmi in cui il retaggio ‘brutal’ di Suffocation, primi Cryptopsy e Cannibal Corpse si scontra con melodie febbrili mutuate dalla Svezia di At The Gates e Dark Tranquillity, per un risultato finale tanto eccessivo quanto affascinante. Impossibile tenere conto del numero di avvitamenti e cambi di tempo; difficile non perdere la concentrazione nel tentativo di seguire ogni sviluppo del songwriting. Il quartetto si muove a tutti gli effetti come le lame di un tritacarne, incalzato dalle ritmiche lancinanti del batterista Max Duhamel (che legittimarono per qualche tempo la definizione di ‘northern hyperblast’) e dal guitarwork concitato di Jean-François Dagenais, mostrando alla branca più tecnica e deviata del genere una nuova via da seguire.
“Sorcery” è questo: un bagliore underground che, indifferente allo scorrere degli anni, continua a rifulgere per la sua audacia e la sua incoscienza giovanile. Una piccola perla dei Nineties messa più del dovuto in ombra dai suoi (non immediati) successori. Per molti, i veri Kataklysm iniziano e finiscono qui.