voto
7.5
7.5
- Band: KATATONIA
- Durata: 00:48:38
- Disponibile dal: 02/11/2009
- Etichetta:
- Peaceville
- Distributore: Halidon
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Dopo aver dato sfogo ai loro istinti più ferali con i Bloodbath (un album, un EP e un live in poco più di due anni), Jonas Renkse e Anders Nystrom partoriscono finalmente una nuova fatica dei Katatonia, prendendo ovviamente le distanze da quanto fatto di recente con il loro progetto death metal. Anzi, forse proprio perchè reduci da un periodo all’insegna della più efferrata brutalità, il duo con “Night Is The New Day” ha dato vita a quello che tutto sommato è il lavoro dei Katatonia più atmosferico degli ultimi anni. La notte del titolo, infatti, è cupa e nebbiosa, popolata da sussurri spettrali e tappeti sonori a tratti ancora più minimali e ariosi del solito. Una notte difficile da superare, e un po’ più monotona di quello che ci si aspetterebbe (soprattutto nella parte centrale), ma che presenta comunque momenti di assoluto rilievo. Dall’iniziale (e ingannevole, vista la sua impronta molto metal) “Forsaker”, che apre il disco con il riff più heavy confezionato dalla band nell’ultimo decennio, si passa a una traccia dall’incedere più electro come “The Longest Year” (che, ad essere sinceri, nell’atmosfera ricorda un po’ troppo la vecchia “Deliberation”), ricalcando percorsi già visti ma che mantengono alto il carico emotivo. “Idle Blood”, un altro dei pezzi migliori, ha una inedita e distinta attitudine folk/prog che causerà inevitabili paragoni con gli Opeth più accessibili, se non con i Red House Painters, mentre l’altrettanto pacata “Onward Into Battle” riesce a rendere profondo un accompagnamento di chitarre liquide e synth che nelle mani di chiunque altro avrebbe finito per risultare quasi melenso. Dopo questo ottimo attacco, spazio invece a vari midtempo tutti più o meno aderenti alla stessa formula, nei quali le tastiere e la voce di Renkse (comunque sempre altamente espressiva) relegano spesso e volentieri in secondo piano le chitarre, prima che la più ritmata – e piacevolissima – “Day And Then The Shade” introduca la conclusiva “Departer”, vero apice del platter con la sua aria disperata e l’indovinatissimo intervento al microfono dell’ospite Krister Linder. A conti fatti, a oggi il più grande merito dei Katatonia è quello di avere saputo creare negli ultimi anni un sound fortemente personale, che resta inconfondibile anche in questi pezzi dallo sviluppo più levigato e, in certi casi, prevedibile. Non saremo forse al cospetto di un vero capolavoro, ma il tasso di classe dei nostri rimane elevato per buona parte della tracklist e fa sì che il disco si lasci ascoltare davvero con piacere. Rimarrà costantemente nel nostro stereo almeno sino al termine di questo inverno.