8.5
- Band: KATATONIA
- Durata: 00:53:08
- Disponibile dal: 24/03/2003
- Etichetta:
- Peaceville
- Distributore: Audioglobe
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Il ritorno sulle scene dei Katatonia era atteso da molti, e ciò è ampiamente giustificato dal meritatissimo successo ottenuto dagli svedesi con il precedente “Last Fair Deal Gone Down”, album che aveva finalmente fatto conoscere i nostri al grande pubblico e che aveva permesso loro di nuovo, dopo molti anni, di girare l’Europa in compagnia degli amici Opeth e Novembre. Questa volta la band, anziché optare per la continuità, cosa che era successa (a grandi linee) tra “Discouraged Ones” e “Tonight’s Decision”, e (tutto sommato) tra quest’ultimo e “Last…”, ha scelto di cambiare un po’ la propria formula compositiva: per prima cosa non c’è più la sfrenata ricerca al ritornello orecchiabile, e anche le ormai tipiche chitarre ‘a cascata’ e le melodie rarefatte da esse partorite sono andate per lo più a farsi benedire, lasciando il posto in buona parte dei brani ad una sequela di riff secchi e nervosi dal vago sentore Tool, che rendono il tutto più spigoloso e meno immediato. State tranquilli, però, non ci troviamo al cospetto di una band snaturata, visto che appena avrete modo di dare un ascolto anche sommario al disco non farete assolutamente difficoltà a riconoscerla: la voce di Jonas Renkse è sempre la stessa, ma ancora più espressiva, mentre sono ancora ben presenti quegli arpeggi e quelle atmosfere uniche che solo loro sono in grado di creare. Questo nuovo capitolo prosegue ed amplia per certi versi il discorso iniziato su vecchi brani come “Black Session” e “Don’t Tell A Soul”, mettendo in luce (come sempre, si fa per dire…) una ritrovata aggressività che è ravvisabile soprattutto nel drumming, molto articolato e tutt’altro che refrattario ad interventi in doppia cassa, e nel riffing che, come dicevamo, in certi brani ci ha ricordato quello degli autori di “Lateralus” e che fa bella mostra di sé nella movimentata opener “Ghost Of The Sun” (il brano più heavy scritto dalla band dai tempi di “Brave Murder Day”) ma anche nelle meravigliose “Criminals”, “Will I Arrive” e “Wealth”. Non mancano episodi più atmosferici, “A Premonition” ed “Omerta” (quest’ultima simile a certe cose dei Red House Painters), sono delle vere gemme e vi si stamperanno in testa sin dal primo ascolto. “Evidence” è poi un pezzo semplicemente magnifico, un potenziale hit single che, se adeguatamente promosso per radio o tramite un video, potrebbe davvero far spiccare il volo ai nostri! Impossibile poi non citare “Inside The City Of Glass”, un oscurissimo pezzo strumentale posto in chiusura che ha persino riportato alla mente le atmosfere presenti nel succitato “Brave Murder Day”, ma anche quelle dei dischi degli October Tide. Non c’è proprio nulla da dire, con questo “Viva Emptiness” Anders “Blackheim” Nystrom e soci hanno dimostrato ancora una volta di essere un complesso intelligente ed onesto, che sa progredire, che sa offrire emozioni non indifferenti e, cosa importantissima, che sa essere estremamente melodico ma che è tutt’altro che disposto a rendere forzatamente il proprio sound più “commerciale”. In pratica, una band più unica che rara… vi esortiamo a supportarla.