7.0
- Band: KAYAK
- Durata: 01:11:10
- Disponibile dal: 07/05/2021
- Etichetta:
- Inside Out
- Distributore: Sony
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Con alle spalle una carriera ormai cinquantennale, gli olandesi Kayak continuano imperterriti a percorrere la propria strada con la pubblicazione di un nuovo album, intitolato “Out Of This World”. La formazione prog rock ci consegna un album molto lungo, che supera i settanta minuti di durata, pieno zeppo di influenze, rimandi e richiami ad una cultura musicale del passato, magari un po’ démodé, ma che può contare ancora su numerosi fan affezionati. “Out Of This World” non è un album dalle sonorità coese, ma è un lavoro che ama spaziare. Nelle quindici tracce presentate, l’ascoltatore si imbatterà in suite orchestrali figlie del prog sinfonico degli anni Settanta (“Out Of This World”), momenti epici e arcani (“Ship Of Theseus”), oppure delicate ballate giocate ora sul pianoforte ora su chitarre acustiche (“Under A Scar”, “The Way She Said Goodbye”). In certe composizioni diventano più forti i rimandi agli anni Ottanta, come nel caso di “Waiting”, dove il progressive rock del gruppo vira verso un pop-rock levigato, simile quanto fatto da Yes e Asia; altre volte invece fanno capolino i Supertramp. Naturalmente non possono mancare omaggi anche ai Camel, formazione che ha visto tra le sua fila proprio il tastierista e fondatore dei Kayak, Ton Scherpenzeel: ascoltare la traccia strumentale “Kaja”, ci riporta immediatamente alle atmosfere malinconiche di un album come “Stationary Traveller”. Chi ama le sonorità citate, dunque, si troverà di fronte ad un vero e proprio banchetto, grazie ad una band che ha ancora tanta voglia di suonare e comporre nonostante il trascorrere del tempo. C’è sicuramente qualche aspettato non proprio entusiasmante, soprattutto di fronte ad un sound a tratti un po’ vecchio e stantio, che non viene aiutato da una durata ed un numero di tracce davvero eccessivi. Pur con qualche difetto, comunque, “Out Of This World” merita certamente una chance, quantomeno da parte degli ascoltatori più nostalgici della vecchia scuola del progressive rock.