voto
7.5
7.5
- Band: KEEP OF KALESSIN
- Durata: 00:56:09
- Disponibile dal: 22/06/2010
- Etichetta:
- Indie Recordings
- Distributore: Audioglobe
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Ad un primo ascolto, questo “Reptilian” aveva lasciato in chi scrive un senso di smarrimento. Tante e troppe erano parse le novità all’interno del disco, ancora una volta più melodico che brutale. Ma d’altronde le intenzioni dei Keep Of Kalessin erano già chiare da anni: gli ultimi due album avevano accentuato come mai prima d’ora la vena melodica di un gruppo partito anni fa nel filone del black metal nero, cupo, che non concedeva divagazioni melodiche. Quell’oscurità oggi è un ricordo, negli ultimi anni si è scelto di esaltare la vena epica all’interno dei brani. Dopo diversi ascolti invece abbiamo capito che “Reptilian” sicuramente non deluderà gli ultimi fan dei Keep Of Kalessin, lasciando inalterati i pensieri dei vecchi estimatori dei norvegesi. Con una produzione al solito molto curata e pressoché identica alle precedenti per i toni cristallini degli strumenti, i Keep Of Kalessin enfatizzano ancora di più le parti melodiche ed epiche degli ultimi due album; lo fanno accostando ai lunghi riff ,dove il gruppo si limitava a pestare duro sull’acceleratore, alcuni tratti in cui è presente un lavoro chitarristico più intricato, ricercato, che consente di farli apprezzare in altra veste. Melodia quindi, ed epicità, a bizzeffe. Ascoltare ad esempio “Judgement”, ma anche la già nota “The Dragontower” che già ha dato modo di storcere la bocca a parte dei fan del gruppo. I cori di voce pulita sono protagonisti, così come gli arrangiamenti di tastiera in molti brani. Ecco quindi anche l’opener “Dragon Iconography “, oppure l’epica “Leaving The Mortal Flesh” dove c’è anche un combattimento fra spadaccini in sottofondo. Se il singolo “Dragontower” vi ha fatto inorridire allora andate oltre “Dark As Moonless Night”, che rappresenta il punto di esaltazione massima della vena melodica (va detto però, a onor del vero, che si rasenta il confine con la pacchianeria): il brano, un mid-tempo con un coro fin troppo morbido e smielato, è di quelli che o si amano o si traducono nel gettare dalla finestra il CD in questione. Il gruppo eccede poi in “Reptilian Majesty”, quattordici minuti di canzone dove Obsidian C. e compagni provano veramente a far di tutto. Ottima la parte di black metal tirata dell’inizio dove veramente si respira un’atmosfera malsana. Questo nuovo (lungo) album restituisce i norvegesi al palco, dimensione nella quale i nostri ben figurano e in cui con otto nuove canzoni, pur non facendo gridare al miracolo, torneranno ad esaltare la loro nutrita schiera di fan.