9.0
- Band: KEEP OF KALESSIN
- Durata: 00:47:36
- Disponibile dal: 27/04/1997
- Etichetta:
- Avantgarde Music
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Chiunque abbia vissuto gli anni d’oro della scena black metal lo sa: alla nostrana Avantgarde Music bisognerebbe fare un monumento. Durante i gloriosi anni Novanta, l’intuito del mastermind Roberto Mammarella (a sua volta musicista all’interno di progetti quali Monumentum e, ai tempi, Cultus Sanguine) ha consentito alla sua etichetta di immettere sul mercato una lunga sfilza di titoli che hanno fatto la storia della musica estrema, dai Katatonia di “Brave Murder Day” ai Behemoth di “Satanica” e “Thelema.6”, dai Carpathian Forest di “Through Chasm, Caves And Titan Woods” e “Black Shining Leather” ai Kvist di “For Kunsten Maa Vi Evig Vike”.
Fra le tante gemme uscite sotto l’egida dell’italica label, un posto d’onore spetta senza dubbio al full-length di debutto dei blackster norvegesi Keep Of Kalessin, il qui presente “Through Times Of War”. Giunti all’agognato primo lavoro sulla lunga distanza nel 1997, con alle spalle un solo demo (“Skygger Av Sorg” del 1996), i Nostri, ora conosciuti per il loro personale modo di interpretare la materia estrema, fatto di partiture molto tecniche e ad alto contenuto di epicità, esordirono sulla scena con un concentrato di tutto ciò che di meglio il black metal norvegese avesse prodotto fino a quel momento, lasciando non pochi appassionati a bocca aperta.
In anni in cui il genere stava vivendo l’esplosione (che di lì a poco sarebbe diventata irrefrenabile) delle sue derive più sinfoniche e intelligibili, grazie agli exploit di band quali Dimmu Borgir e Cradle Of Filth, i Keep Of Kalessin se ne uscirono con un album che sembrava dimostrare che un’altra via, per il black metal, era possibile: l’opportunità di far uscire la scena dai boschi e dalle cantine, grazie a uno stile molto curato, figlio di capacità tecniche di prim’ordine, ma senza perdere un’oncia della sua malignità e della sua capacità evocativa, grazie a un approccio che non tradiva minimamente l’essenza primigenia della Nera Fiamma. La creatura del chitarrista Obsidian C., da lui fondata nel 1995, fondeva in “Through Times Of War” il riffing ricco e curato dei migliori Satyricon con le derive tecniche dei primi Thorns, la pesante oscurità dei Mayhem di “De Mysteriis Dom Sathanas” con la gelida epicità degli Immortal di “Pure Holocaust”, arricchendo il tutto coi tenebrosi sentori partoriti dagli Emperor e da tutta la scuderia Nocturnal Art Productions, Odium in testa (ma anche qualcosina dei primissimi Limbonic Art).
Il risultato fu un disco che si fatica veramente a non definire ‘perfetto’ sotto ogni punto di vista: fin dall’iniziale title-track, la band sprofonda con tale maestria l’ascoltatore nel suo immaginario oscuro e al contempo epico da lasciarlo quasi senza fiato, travolgendolo con un flusso torrenziale di riff feroci e meravigliosi e bombardandolo da ogni direzione grazie a una sezione ritmica inarrestabile (composta dal batterista Vyl e dal bassista Warach), con la voce al vetriolo del cantante Ghash a completare un quadro di devastazione che gli imperiosi stacchi con i quali i Nostri hanno arricchito la composizione rendono semplicemente indimenticabile.
La successiva “Den Siste Krig” è meno furibonda, ma non per questo meno battagliera, grazie a un riffing penetrante e ad inserti di tastiera dalla grande carica evocativa, mentre “As A Shadow Cast”, graziata da un lavoro di chitarra a dir poco memorabile, ha le stimmate da ‘all-time classic’ del genere: un autentico manifesto di oscurità e magniloquenza (sullo splendido finale i brividi si sprecano!). Che dire poi di “I Choose To Suffer”, che già dal titolo tradisce la sua natura da ‘black metal anthem’? Nulla, tranne sottolineare il fatto che essere, forse, il brano migliore di un album di questo livello la dice lunga sulla sua qualità intrinseca.
“Skygger Av Sorg”, ripresa e attualizzata dall’omonimo demo, ci mostra il lato più tenebroso e plumbeo dei Keep Of Kalessin di allora, mentre “Obliterator” ci mostra quello più nichilista e feroce. Poteva una simile opera, infine, non fregiarsi di una degna conclusione? Certo che no: l’onere e l’onore di suggellare il tutto spetta alla meravigliosa accoppiata “Nectarous Red/Itch”, dove i Nostri dapprima ci deliziano con un trattato di black metal graffiante, raffinato e ammaliante e poi ci devastano con una coda da antologia, ossessiva, avanguardistica e malata.
Insomma, inutile dilungarsi oltre: “Through Times Of War” era ed è semplicemente un capolavoro, nonché un disco che non può mancare nella collezione di ogni blackster che si rispetti. Irripetibile.