7.5
- Band: KETZER
- Durata: 00:42:35
- Disponibile dal: 12/04/2019
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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I ritorni alle origini o le cosiddette operazioni-nostalgia sono spesso rischiosi. Possono essere avvolti da un sentore di insicurezza o ipocrisia e preludere a prodotti discografici non certo brillanti dal punto di vista contenutistico. Il discorso, per fortuna, non può essere applicato a “Cloud Collider”, nuova opera marchiata Ketzer che segna un altro cambio di rotta per il gruppo tedesco. Dopo avere spiazzato i fan della prima ora con “Starless”, album di blackened heavy metal molto simile per temperamento a quanto proposto negli ultimi anni dai sempre più lanciati Tribulation, il quintetto nel 2019 riparte da zero, rispolverando il black-thrash degli esordi, seppur rivisto in una chiave più atmosferica, o comunque meno slayeriana. Non siamo perciò di fronte ad un nuovo “Satan’s Boundaries Unchained”, tuttavia è indubbio che una buona fetta del disco viaggi sulle ali della rimembranza, rimettendo in primo piano un lavoro di chitarra arcigno e una batteria galoppante. Volendo insistere sul paragone con i succitati amici e colleghi, è quasi come se gli svedesi avessero ripiegato verso un “The Formulas of Death” dopo avere dato alle stampe “The Children of the Night”. Il songwriting dei Ketzer, in ogni caso, risulta persuasivo: come accennato, non si tratta di un puro “back to the roots”; vi è sempre una melodia tenebrosa a punteggiare il riffing, vi è qualche coro subito ficcante (“This Knife Won’t Stay Clean Today”) e vi è una buona dose di groove pronta ad infondere calore ogni volta che le ritmiche rallentano. A ben vedere, il sound acquista più autorità proprio quando si concede, tra sferzate e ritmi ostinati, a melodie oblique e funambole, che si sciolgono in dissolvenze dissonanti e arpeggi beffardi mai sperimentati agli esordi. Ben venga un ibrido come questo, a maggior ragione dopo un disco come “Starless”, intrigante nelle intenzioni, ma non sempre foriero di ritornelli accattivanti, ritmi immediati e hit orecchiabili. I Ketzer evidentemente danno il meglio quando si lasciano guidare dalla loro anima battagliera o, più semplicemente, quando fanno i metallari e non i rocker. Ci vuole un certo talento per tornare all’aggressività senza risultare goffi o posticci: contrariamente alle aspettative, “Cloud Collider” si rivela un album fresco e convincente, fra riscoperta di vecchi marchi di fabbrica e nuovi tentativi di rinnovamento. Un bel ritorno, elegante e ribelle in egual misura.