7.5
- Band: KHOLD
- Durata: 00:38:38
- Disponibile dal: 05/04/2004
- Etichetta:
- Candlelight
- Distributore: Audioglobe
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Arriva il terzo macigno firmato Khold e intitolato “Mørke Gravers Kammer”, un album capace di far tornare la band sotto i riflettori. Dopo aver sorpreso un po’ tutti con il debut “Masterpiss of Pain”, i Khold sembravano una band già priva di idee dopo il secondo album, il monolitico “Phantom”. Tra i primi a seguire le coordinate tracciate dai Satyricon di “Rebel Extravaganza”, i Khold hanno maturato da subito uno stile che è poi diventato un tratto caratteristico delle release della Moonfog Productions dei primi anni del nuovo millennio, un black metal grezzo, minimalista, misantropo. Niente di nuovo, dunque? Non proprio: la produzione glaciale e la scelta accurata dei suoni (più un’immagine della band del tutto originale ed inedita, per non dire futurista) hanno proiettato i Khold in una dimensione futurista e ultramoderna. Ora la band esce con il suo terzo capolavoro sotto l’inglese Candlelight, ma un certo ‘stile Moonfog’ è sempre vivo. Non c’è più la sorpresa suscitata con il debut, ma non c’è neppure quel senso di stantìa espressione stilistica del precedente “Phantom”, perché il nuovo lavoro della band norvegese è più dinamico, più moderno e più estremo, per certi versi, dei suoi successori. La band è stata abile a crearsi un’immagine inconfondibile ed inquietante che mette subito a fuoco l’atmosfera malsana riscontrabile nella musica da essa prodotta. La prima parte del cd è assolutamente perfetta con brani megalitici come “Niflheimr” e la stupenda “Hevnerske”, piacevole alienazione firmata dal black metal più misantropico. Dopo la titletrack i brani scadono però leggermente per qualità. Band come i Khold, pesanti e inflessibili, devono badarsi bene dal non abbassare mai la guardia perché un decadimento di tono, su una musica un po’ sempre uguale, produce risultati più evidenti che altrove con le inevitabili ripercussioni. Con “Opera Seria” emergono con prepotenza anche le influenze death metal, che la stesa band minimalizza e le inserisce all’interno del contesto musicale targato ‘Khold’. Il cd rimane un’ottima uscita, una delle migliori per quanto riguarda questo settore del black metal ora tanto in auge; di certo c’è un abisso di differenza e qualità tra gli allievi (i Khold appunto) e i maestri (i Satyricon di “Volcano”), ma in questo caso l’alunno supera brillantemente il maestro. Se una sfida ritrovata del black metal è quella di procurare alienazione e spingere alla misantropia più pura allora “Mørke Gravers Kammer” si rivelerà una carta sicuramente vincente. Lasciatevi ingoiare dal tormento Khold!