7.0
- Band: KIKO LOUREIRO
- Durata: 00:59:47
- Disponibile dal: 10/11/2024
Spotify:
Apple Music:
A guardarlo in faccia non si direbbe di certo e, francamente parlando, anche ascoltando la freschezza e la versatilità della musica di Kiko Loureiro si farebbe fatica a capire che dietro quella sei corde si nasconde un chitarrista nato più di cinque decadi fa. Cinque decadi spese a fare della chitarra il proprio mezzo di massima espressione, a calcare palchi importantissimi, rilasciare ottimi lavori solisti, insegnare musica, cinquantadue anni vissuti e suonati con artisti di altissimo livello come Angra, Tarja Turunen e Megadeth.
“Theory Of Mind” è il primo album solista rilasciato dall’artista dopo la separazione dalla band di Dave Mustaine, e rappresenta un lavoro forse riassuntivo di tutte le influenze che questi anni di musica hanno avuto sulla sua crescita artistica e creativa. Con una fase compositiva iniziata due anni fa, “Theory Of Mind” ci racconta un Loureiro che ha bisogno di maggiore libertà compositiva e di una freschezza sonora difficile da trovare in band strutturate e acclamate come i Megadeth.
L’ultimo lavoro del chitarrista brasiliano regala all’ascoltatore idee e nuove e interessanti, come l’apertura ruvida e progressive di “Borderliner” o i sapori più aggressivi e graffianti di brani come “Blindfolded” e “Out Of Nothing”; sapori, questi, che si distaccano dalle sonorità presentate nei primi lavori solisti dell’artista e chiaramente influenzati dalla militanza condotta in una delle maggiori compagini thrash al mondo.
L’asprezza del Kiko post-Megadeth si fonde però brillantemente con il suo immancabile tocco melodico che si manifesta in ottime aperture cantate – spesso addolcite da sonorità brasiliane – durante i ritornelli di brani come “Mind Rose”, per non parlare dell’immancabile stampo virtuosistico e passionale che esplode in pezzi come “Point Of No Return”. Il brano descrive l’avvicinarsi del punto di non ritorno in un mondo ferocemente contaminato dall’intelligenza artificiale e fa della velocità il suo punto di forza sin dai primi secondi, dedicati al pilota brasiliano Ayrton Senna, grazie ad una fedele imitazione della sua accelerata riprodotta con la whammy bar della chitarra.
“Theory Of Mind” è un album selvaggio, quasi un simbolo di liberazione dalle catene che stavano pesando su Loureiro e che hanno forse contribuito alla separazione con i Megadeth, per riabbracciare invece la dimensione di artista solitario e artefice del proprio destino: l’ultimo lavoro solista di Kiko è il risultato di una pentola a pressione che è forse stata tenuta sul fuoco per troppo tempo e non poteva fare altro che esplodere in un boato di ruggente creatività.
Se dal punto di vista dell’energia e della passione il nuovo album di Kiko non lascia certo a desiderare, dobbiamo sottolineare come il suo ultimo lavoro discografico abbia perso un po’ quella raffinatezza che ha sempre caratterizzato le sue opere precedenti, che gli ha permesso in passato di elevarsi dalla mediocrità chitarristica moderna fatta di artisti che, sempre più spesso, hanno poco o nulla da dire.
Come detto precedentemente, “Theory Of Mind” suona come un album sanguigno e di impulso che ci mostra il lato più metal e raschiante dell’artista ma che, al contempo, lascia un po’ in disparte quello del compositore, a cui ci eravamo piacevolmente abituati.