6.5
- Band: KILL DIVISION (USA)
- Durata: 00:24:48
- Disponibile dal: 16/09/2022
- Etichetta:
- Redefining Darkness Records
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È la nostalgia di casa, il grande tema di “Peace Through Tyranny”, debut album del gruppo di origine statunitense Kill Division (da non confondere con l’omonima formazione death-thrash olandese emersa alcuni anni fa). In questa circostanza, la ‘casa’ è lo spigoloso grindcore dei primi Terrorizer, i quali devono evidentemente avere rappresentato un punto di riferimento importante nella crescita musicale dei musicisti coinvolti in questo progetto. Parliamo di veri e propri veterani, alcuni dei quali diventati celebri anche al di fuori della scena estrema: Gus Rios (Gruesome, ex Malevolent Creation) alla chitarra, Dirk Verbeuren (Megadeth, Bent Sea, ex Soilwork, ex Aborted) alla batteria, Kyle Symons (ex Hate Plow, ex Malevolent Creation) al microfono e Jeramie Kling (Inhuman Condition, The Absence, ex Massacre) al basso. Una line-up di tutto rispetto, qui impegnata a suonare e interpretare del materiale – prevalentemente composto da Rios – seguendo attentamente stili e tecniche di un disco come “World Downfall”, a cui si sovrappongono saltuariamente spunti più prettamente death metal, con un occhio di riguardo per certa vecchia scuola floridiana.
Ha quindi un’aura particolarmente nostalgica e conservatrice, questo primo album dei Kill Division, quasi sempre incentrato sulla successione di riff orchestrata dal chitarrista, i cui sforzi seguitano a rincorrersi con hook tutto sommato prevedibili ma mediamente trascinanti. Verbeuren, ai tamburi, si dimostra poi musicista di estremo talento, tecnicamente preparatissimo e abile nell’escogitare soluzioni istantaneamente accattivanti a supporto della chitarra. Gioca infine un ruolo importante il buon Kyle Symons, cantante lontano dalle scene da parecchio tempo, ma che amiamo ricordare come uno dei punti di forza di “The Will To Kill” e “Warkult”, fra le prove più convincenti dei Malevolent Creation degli anni Duemila; l’interpretazione del frontman è sentita e anche piuttosto carismatica, con un timbro mai troppo esasperato che dà modo ad alcuni dei versi di restare subito impressi. Si parla di dettagli che, a conti fatti, fanno la differenza nella resa di un disco che senza dubbio non brilla per varietà e personalità: “Peace Through Tyranny”, d’altronde, altro non è che una continua ricalibrazione di elementi ricorrenti presi di peso dalla vecchia scuola death-grind introdotta dai Terrorizer del compianto Jesse Pintado, dove gli ingredienti sono sì dosati con grande misura – evidente merito della notevole esperienza della formazione – ma senza particolari colpi di classe. Ad ogni modo, per coloro che stravedono per il genere e hanno la fissa dei progetti paralleli (ricordiamo gli Hate Plow dello stesso Symons), un ascolto tutt’altro che sgradevole.