7.0
- Band: KILLSWITCH ENGAGE
- Durata: 00:46:36
- Disponibile dal: 24/11/2006
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Universal
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L’attesa per il ritorno dei Killswitch Engage era spasmodicamente elevata, forse troppo alta considerando il numero di fan che aspettavano un nuovo (capo)lavoro e il numero di detrattori che aspettavano la band al varco, chi per essere a capo dell’ultimo trend metal, chi per il successo eccessivo, chi per stroncare definitivamente Howard Jones. La verità è che i Killswitch sono una delle band più influenti sul pianeta metal oggi come oggi, a livello di stile come di estetica e suono, come conferma il nome di Adam D. tra i piu richiesti dietro la consolle. La verità è che i Killswitch sono dei trendsetter, come ne escono solo ogni quattro-cinque anni. La verità è che Howard Jones, devastante macchina da guerra in grado di reggere duecento date all’anno, è semplicemente l’uomo perfetto per la band. La prima volta che si ascolta “As Daylight Dies” non si arriva a coglierne il significato, anzi facilmente si rimane con l’amaro in bocca, delusi da una apparente scontatezza formale che vuole il gruppo adagiarsi sul proprio trademark compositivo, riproponendo a vuoto le pregevoli “Rose Of Sharyn” e “My Last Serenade”. Ascolto dopo ascolto però ci si scopre letteralmente coinvolti dalle singole canzoni tanto da stupirsi, soprattutto essendo consapevoli della costruzione prevedibile dei brani, bilanciata da grandi melodie e da arrangiamenti sopraffini. Opportuno riportare come la coppia Adam Dutkiewicz più Joel Stroetzel sia maestra nel creare un riffing pesantissimo, imperniato sul power chord, con melodie chitarristiche duellanti e quegli armonici supertamarri degni di un guitar hero come Zakk Wylde. Vogliamo parlare di Howard? Vi sembra una cosa da nulla passare attraverso growl death, scream serratissimo e parti melodiche quasi operistiche a pieni polmoni, il tutto col pieno controllo della situazione? Non è da tutti, anche se è considerata una cosa dovuta per i Killswitch Engage: ancora una volta queste caratteristiche li fanno rimanere un gradino al di sopra di tutti gli inseguitori. Sottolineando il lato più catchy e poppy della loro musica, la produzione predilige le vocals, che spesso si duplicano nei ritornelli dove la potenza melodica di Howard si graffia con le urla di Adam D., incorporando agilmente tutte le influenze pop e rock ma rimanendo saldamente al controllo della loro visione e restando fermamente su basi metal. Il ripetersi della struttura delle canzoni è sicuramente il limite più grande per un disco che rimarca la volontà della formazione di seguire la propria strada, a testa bassa, per abbracciare una fetta di pubblico più grande possibile. Citare “For You”, “Arms Of Sorrow” o “This Is Absolution” è totalmente casuale, come chiedere quale singolo potrebbe essere estratto dopo “My Curse”: basta pescare dal cappello. Tirando le somme il nuovo disco dei Killswitch Engage deluderà molti ma farà innamorare moltissimi, è di sicuro inferiore al passato della band ma diventerà indubbiamente un altro episodio che segnerà nel profondo le sorti del genere. Certo che avrebbero potuto chiamarlo “Extreme Lovesongs Vol.666″…