7.5
- Band: KILLSWITCH ENGAGE
- Durata: 00:39:02
- Disponibile dal: 16/08/2019
- Etichetta:
- Sony
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Non ci aspettiamo sperimentazioni o voli pindarici dai Killswitch Engage, piuttosto consistenza e continuità. A una formazione che ha plasmato un fortunatissimo genere che si è ramificato e sopravvive nella bellezza della sua formula sino ai giorni nostri la ripetizione è concessa, soprattutto quando ogni uscita discografica è studiata, ponderata e ben refinita. Sappiamo già anche che “Alive or Just Breathing”, “The End of Heartache” e “As Daylight Dies” realisticamente non verranno mai superati, ma quando la bontà si ripete con costanza – tutti i dischi del gruppo hanno accontentato critica e pubblico ad esclusione del passo falso “Killswitch Engage” – l’amore per una formazione che ha comunque raggiunto ‘quota’ e conquistato una larga fetta di audience è difficile che svanisca di colpo. Quando poi sappiamo quanto il percorso di una formazione al traguardo del ventennale sia costellato da avversità scatta il fattore empatico: sapere che Jesse Leach ha dovuto sottoporsi ad un importante intervento alle corde vocali ed è riuscito a recuperare, per poi ammettere con grandissima dignità i suoi gravi problemi di depressione, ci fa riflettere su quanto la strada, per musicisti che hanno mediamente passato i quaranta, sia tutt’altro che in discesa. “Atonement” verrà probabilmente ricordato per “The Signal Fire”, episodio memorabile in cui Jesse Leach duetta con Howard Jones, il cantante che l’ha sostituito e ha portato la band alle stelle, ma anche una persona problematica, che soffre di depressione come lui e che per questo è stato portato a condividere la stessa drammatica decisione di abbandonare la band. Destini intrecciati e fatalità assurde si scambiano il microfono in un pezzo irruento che fa ruggire entrambi i cantanti mentre la band abbatte ogni limite di velocità, evitando di rallentare anche nell’obbligatorio ritornello melodico. C’è poi “The Crownless King”, pezzo potente con l’ospitata del leggendario frontman dei Testament Chuck Billy, sogno che si avvera per la band e validazione impareggiabile nella comunità metal. C’è la speranza che ha sempre contraddistinto i pezzi melodici del gruppo nella ruffiana “Us Against The World”, mentre “I Am Broken Too” percorre la stessa strada ma con la valenza di un inno, in cui Leach si fa portavoce di un messaggio di sensibilizzazione sulla salute mentale. Come da sempre ci hanno abituato i KSE, la raccolta non ha punti deboli grazie alle incontestabili capacità compositive della band, anche se l’arcinota struttura dei pezzi è ripetuta anche stavolta all’infinito, sfidando apertamente la frustrazione di chi pretende qualcosa di più o di coloro che naturalmente, crescendo assieme alla band, hanno evoluto verso altri lidi i propri gusti musicali. Per citare la band stessa, i Killswitch sono ben vivi, non respirano solamente. A vent’anni dall’esordio non è per nulla scontato.