7.0
- Band: KILLSWITCH ENGAGE
- Durata: 00:43:52
- Disponibile dal: 11/03/2016
- Etichetta:
- Roadrunner Records
- Distributore: Warner Bros
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Dopo il rodaggio del precedente “Disarm The Descent” – disco che ha segnato il ritorno del figliol prodigo Jesse Leach, rientrato con tanto di (finte?) audizioni all’alba delle registrazioni, in sostituzione del dimissionario Howard Jones -, è tempo per la formazione originale di “Alive or Just Breathing” di presentarsi di nuovo compatta ai blocchi di partenza per il loro settimo disco. Stante l’oggettiva difficoltà di ripetere i fasti dei primi lavori, c’era comunque una certa curiosità per risentire all’opera Dutkiewicz e soci, stabilmente appollaiati nella zona di comfort di pionieri del moderno metalcore (sicuri che sia un male, visti i fallimentari tentativi di sperimentazione dei Korn?), ma comunque abili nel variare quel tanto che basta per fugare l’effetto ‘deja vu’. Rispetto al suo predecessore, “Incarnate” rallenta leggermente il ritmo fin dalle battute iniziali, facendo leva sul gusto melodico della coppia Jesse & Adam per staccare la concorrenza sotto i colpi delle tanto lineari quanto efficaci “Hate By Design”, “Strength Of The Mind” e “Until The Day I Die”. Sul versante più ‘nuovo’, da citare la più elaborata “Embrace The Journey…Upraised” e “It Falls On Me”, segno che l’esperienza con i Times Of Grace ha lasciato il segno e permette di non rimpiangere il pathos melodico lasciato in dote dall’attuale cantante dei Devil You Know. Il ritrovato stato di forma dei cinque del Massachussets si manifesta anche nel minutaggio relativamente elevato – 48′ nell’edizione regolare, il più alto dell’intera discografia -, senza che questo vada ad influire sulla fluidità dell’ascolto, segno di come anche lato B e C abbiano buoni pezzi al proprio arco (“The Great Deceit”, “We Carry On”). Per i completisti segnaliamo la ben tre bonus track dell’edizione speciale, mentre per tutti l’appuntamento d’obbligo a questo punto è tra qualche mese in quel che si prospetta come un vero e proprio ‘Gods Of Metalcore’, con i funambolici padri putativi del genere tornati finalmente ad incarnare il ruolo che meglio li si addice.