8.0
- Band: KING 810
- Durata: 00:19:55
- Disponibile dal: 23/01/2023
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Anche i King 810 seguono il trend degli EP: a seguito dell’instabilità mentale del mastermind David Gunn, le cinquanta composizioni partorite nell’ultimo anno sono raggruppabili solo in piccoli insiemi schizofrenici; da qui la scelta di questo formato. Se il risultato finale è avere tra le mani una delle uscite più pesanti dai tempi di “Le Petite Mort…”, sicuramente “K5: Follow My Tears” verrà accolto a braccia aperte da tutti gli appassionati dei King più sanguinari e spietati, una dimensione che in molti credevano diluita nelle molteplici sfaccettature creative espresse dopo il folgorante debutto.
“brains on the asphalt” è un’apertura in questo senso perfettamente eloquente, una traccia che scatena l’inferno con una performance vocale al limite e scatti d’ira incontrollabili. “widdershins” si avvicina al nu-metal prima di esplodere in un breakdown demoniaco, mentre “holy war” punta al midtempo con l’immancabile tormentata delivery di un Gunn costantemente al limite. E’ però la successiva “Isobel” a rappresentare l’apice della raccolta, rubando i riflettori con parti orchestrali e cori che elevano le barre del frontman in un climax emotivo e struggente, capace di esaltare le qualità compositive del duo come pochi singoli brani. Benissimo anche nella conclusiva “say cheese and die”, che chiude con un loop hip-hop, un riff ‘bounce’ e un ritornello estremamente infettivo che non abbandonerà la vostra testa.
Liricamente David Gunn è intenso e vivido come suo solito, ma è il matrimonio con il ‘juggalo/producer/bandmate’ Josh Schroeder che comincia a fruttare in maniera rigogliosa in questa “disgustosa dimostrazione di creatività” (sempre citando il leader) che vuole volontariamente umiliare la concorrenza pigra e svogliata. Senza case discografiche, senza promoter e senza compromessi i King vanno a rivitalizzare col sangue il proprio status di band di culto, mostrando di essere tutto tranne che un guppo alla deriva.