7.0
- Band: KING OF ASGARD
- Durata: 00:50:09
- Disponibile dal: 22/07/2014
- Etichetta:
- Metal Blade Records
- Distributore: Audioglobe
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Che i King Of Asgard siano un buon gruppo l’avevamo capito sin dallo strepitoso esordio “Fi’bulvintr” di quattro anni fa. Un esordio di discografico come band, ma non di sicuro un esordio per i componenti dei King Of Asgard, dato che alcuni di loro facevano parte degli indimenticati Mithotyn. Il secondo lavoro della band aveva retto abbastanza bene il confronto con l’eccelso primo disco pur non riuscendo ad eguagliarlo; oggi arriva questo terzo capitolo che non impressiona particolarmente, ma in definitiva va considerato con un buon esempio di viking metal music. A dire il vero l’inizio è devastante: “The Runes Of Hel” è un brano vorticoso che travolge tutto e tutti. Sembra di riascoltare la potente apertura di “Fi’bulvintr”. Purtroppo il resto dell’album si assesta su mid-tempo meno trascinanti, a volte rischia quasi di impantanarsi perché diventa troppo spezzettato e lento. E’ tornato qualche sprazzo stilistico dei vecchi Mithotyn ed affiora di tanto in tanto, anche se non come era successo sul debutto rilasciato dal gruppo alcuni anni fa. Bisogna però dare atto ai King Of Asgard di esser riusciti anche stavolta a dare personalità alla propria release, allontanando le accuse, alcune un po’ fondate e altre no, di essere una mera band-clone dei più blasonati Amon Amarth. “Karg” è un lavoro che si discosta parecchio dallo stile del gruppo di Hegg e soci, ma rimane comunque un album nordico e vichingo a tutti gli effetti. Diversi sono i brani con grandi atmosfere ed una base ritmica pesante, tanto da ricordare ovviamente un altro gruppo svedese, padre dell’odierno viking metal: i Bathory. Opener a parte, ci sono ancora un paio di brani che si elevano per qualità sopra agli altri capitoli di “Karg”. Per gli amanti del viking metal non dovrebbe costare troppa fatica assimilare le note fiere dei King Of Asgard. Cosa aspettarci in futuro da questa band? Magari una ripresa dei riffing valoci, melodici ed orecchiabili trascinati da una base ritmica devastante con una batteria che non si concede soste tranne quelle per far esplodere tutto il riffing epico che i membri dei King Of Asgard hanno sempre avuto nel sangue. Sarebbe un po’ come tornare ai tempi dei Mithotyn: ma chi criticherebbe una scelta simile?