7.0
- Band: KING PARROT
- Durata: 00:34:35
- Disponibile dal: 15/05/2015
- Etichetta:
- Agonia Records
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Agire d’istinto per colpire nel segno. Sembra essere questa la specialità degli australiani King Parrot, che a tre anni di distanza dal solido debutto “Bite Your Head Off” tornano ad offenderci (in senso buono, ovvio) con la loro scoppiettante miscela di grind, crossover thrash e stoner. Un sound marcio e volgare fino al midollo, essenziale nelle strutture ma non per questo povero di contenuti, che ha già scomodato paragoni importanti con gente come Blood Duster, Municipal Waste e Pig Destroyer, maestri di un certo modo di intendere le trame da pogo e moshpit. “Dead Set”, prodotto dall’amico/compagno di bagordi Phil Anselmo, forse non sarà all’altezza di un “Prowler In The Yard” o di un “Str8 Outta Northcote”, ma conferma nuovamente tutti i pregi del quintetto di Melbourne, offrendoci una tracklist un po’ più corposa rispetto a quella del succitato esordio (trentaquattro minuti contro ventidue) e scandita da un pugno di brani dal tiro poderoso, conglomerati di alcol, sudore e sporcizia da assimilare al massimo del volume, senza pensare troppo a “questo” o a “quello”. Bastano pochi secondi – tempo che il primo riff si faccia largo tra i colpi secchi e precisi della sezione ritmica – per lasciarsi alle spalle i problemi della giornata, strapparsi la maglietta e ritrovarsi irrorati da litri e litri di birra del discount, con i nuovi cavalli di battaglia della formazione oceanica (rispondenti ai titoli di “Need No Savior”, “Like A Rat” e “Home Is Where The Gutter Is”) ad esplodere tutt’attorno come candelotti di dinamite. Un quadro d’insieme affascinante, per lo meno agli occhi di chi abitualmente si nutre di pane e ignoranza, a cui manca veramente pochissimo per compiere il cosiddetto salto di qualità: un pizzico di imprevedibilità in più in sede di guitar-work, una maggiore propensione al rallentamento fangosissimo (vedasi la doppietta conclusiva “Reject”/“Dead Set”) e per i Nostri non dovrebbe essere difficile accedere ai piani alti della scena extreme metal più cafona e scanzonata. Attendiamo impazienti quel giorno.