8.0
- Band: KINGCROW
- Durata: 00:53:27
- Disponibile dal: 23/08/2024
- Etichetta:
- Season Of Mist
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Sono già passati sei anni dall’eccezionale “The Persistence” ma i Kingcrow hanno sfruttato al meglio questo tempo, prendendosi il tempo necessario per realizzarne il più degno successore. D’altra parte, la band romana sta gestendo la sua carriera con un’invidiabile oculatezza, portando avanti un percorso artistico sempre coerente e, soprattutto, di alta qualità. Da “Phlegeton” (2010) in poi, i Kingcrow hanno sempre alzato l’asticella dei propri obiettivi, senza ripetersi e portando avanti con caparbietà quella filosofia che dovrebbe essere la componente fondante di tutto ciò che è progressive: una ricerca continua di quell’equilibrio capace di rendere riconoscibile la propria impronta, pur allargando costantemente il proprio campo d’azione.
“Hopium” fa esattamente questo, confermando molte delle caratteristiche che avevamo amato in “The Persistence” e aggiungendone altre che si inseriscono perfettamente nella trama e nel percorso della band, dall’ambient all’elettronica, passando per l’alternative rock e molto altro.
Per chi ancora non li conoscesse, i Kingcrow suonano un prog metal riflessivo ed elegante, con atmosfere che possono ricordare Leprous, Pineapple Thief, Pain of Salvation, Riverside, fino ad arrivare a certe cose degli A Perfect Circle.
Il nuovo album si apre con la splendida “Kintsugi”, che prende il nome dalla tecnica giapponese di riparare gli oggetti rotti nobilitandone i segni di frattura con l’oro, e fin da subito ci imbattiamo in uno dei gioielli dell’album, grazie ad una struttura ritmica entusiasmante e ad un uso intelligente dell’elettronica, che aggiunge ulteriore dinamismo alla performance.
Sebbene la qualità dell’album resti altissima per tutta la sua durata, ci concentriamo sugli episodi che ci hanno più convinto, a partire da “Parallel Lines”, che recupera l’anima più tipicamente progressive della band, per un brano delle molteplici venature, oppure “New Moon Harvest”, composizione notturna e malinconica, in cui sulla trama ritmica si poggiano veli di tastiere dal sapore ambient.
“Night Drive”, invece, si apre con un incedere a là “Teardrop” dei Massive Attack, per poi irrobustirsi con l’ingresso di chitarre, basso e batteria, in uno strano matrimonio tra prog metal e alternative rock. Ottimi anche i due episodi più lunghi dell’album, “White Rabbit’s Hole” e la title-track, che riescono a sintetizzare al meglio tutte le diverse influenze della band con esiti entusiasmanti. Chiudiamo, infine, con “Come Through”, una delicata ballad che si distacca un po’ dall’atmosfera generale dell’album (e pertanto compare come semplice bonus track), ma che ci ha convinto nel suo essere al tempo stesso molto classica, eppure elegante e mai stucchevole.
“Hopium”, in definitiva, riesce a replicare il successo di “The Persistance” senza esserne una copia, ma trovando una formula alternativa e non meno entusiasmante per far progredire la band, che si conferma come una delle migliori realtà del nostro panorama.