8.0
- Band: KINGCROW
- Durata: 00:55:24
- Disponibile dal: 07/09/2018
- Etichetta:
- Sensory Records
- Distributore: Audioglobe
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Il progressive è da sempre un genere musicale perfetto per nutrire la mente: molto spesso questo avviene con costruzioni ardite, schemi anomali o l’ingegno di chi cerca di dare vita a qualcosa che necessita di attenzione, studio e cura, non solo da parte di chi crea ma anche da parte di chi fruisce. Esiste, però, un’altra forma di progressive che contiene in sé certamente anche questi elementi, magari in maniera meno estrema, ma che invita maggiormente all’introspezione e alla contemplazione. Un processo mentale altrettanto nobile, seppur raggiunto attraverso una forte componente emotiva, invece che puramente razionale. Ne sono perfetto esempio formazioni come Fates Warning, Riverside, Pain Of Salvation, Wolverine, Porcupine Tree, gli Opeth meno aggressivi, e anche i nostrani Kingcrow, formazione romana attiva fin dal 1996, che raggiunge oggi il ragguardevole traguardo di sette album in studio.
L’esperienza maturata dalla band si sente tutta ed il nuovo “The Persistence” centra pienamente l’obiettivo, presentandosi come un lavoro eccellente, curato sotto ogni aspetto e perfettamente focalizzato. I Kingcrow sono consapevoli dei propri mezzi e mettono a frutto le loro capacità al servizio di una manciata di canzoni di raro equilibrio ed intensità, capaci di tenere testa a nomi ben più noti e blasonati della scena senza alcun timore. I brani dei Kingcrow raccolgono l’eredità dei nomi già citati poc’anzi, ma lo fanno mantenendo una propria personalità e accompagnandola con una scrittura solida ed efficace, che consente loro di dosare perfettamente ogni nota e colore. Il prog metal della formazione romana sa essere robusto e corposo, ma vive e respira su passaggi malinconici, che invitano alla riflessione e al pensiero. Un carattere umbratile che però non cede mai, in alcun caso, alla noia: il dialogo degli strumenti tiene sempre vivo l’interesse, soprattutto grazie ai contrasti intelligenti creati da chitarra e tastiere, come nell’iniziale “Drenched”, splendido esempio del sound dei Kingcrow, o in “Folding Paper Dreams”, emozionante nelle atmosfere ed efficacissima nella melodia.
“The Persistence” non è uno di quei lavori che si esaurisce dopo pochi ascolti, ma si nutre invece di dettagli, aggiungendo sempre nuove sfumature. L’ascoltatore apprezzerà i momenti più cupi e tesi, come “Father”, dotata di una efficace trama ritmica; così come i passaggi più maestosi ed avvolgenti, rappresentati ad esempio da “Every Broken Piece Of Me”; fino ad arrivare a quelli più delicati e struggenti come “Perfectly Imperfect”.
Se, però, dovessimo citare un paio di episodi particolarmente riusciti, la nostra scelta cadrebbe su “Devil’s Got A Picture”, un brano che valorizza al meglio tutte le caratteristiche del sound dei Kingcrow, con in più una maturità di scrittura e un dinamismo invidiabili; e, soprattutto, “Night’s Descending”. Quest’ultima è una canzone di rara intensità, delicata ed elegante, che aggiunge soluzioni vicine a certi Anathema, e che può vantare la presenza di un ospite d’eccezione. Daniel Gildenlöw, mastermind dei Pain Of Salvation, ha infatti prestato la sua voce unica per impreziosire ulteriormente un brano già splendido di suo. La voce di Daniel si innesta perfettamente nella trama e il risultato riesce a toccare corde profonde nell’animo.
Ci auguriamo che questo lavoro possa raccogliere i giusti frutti, perché ci ricorda, ancora una volta, come l’Italia sia assolutamente in grado di porsi come un’eccellenza in ambito internazionale. Un album da non perdere, che ci riempie d’orgoglio e che consigliamo senza alcuna remora.