4.5
- Band: KISS
- Durata: 00:37:47
- Disponibile dal: 21/08/2012
- Etichetta:
- Universal Music Enterprises
- Distributore: Universal
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Pubblicato nel lontano 1976, “Destroyer” rappresenta la testimonianza vivida e autentica della maturazione artistica raggiunta dai fab four americani. Guidati in sede di regia dal celebre produttore Bob Ezrin (il quale tre anni prima ha scolpito in maniera certosina i suoni del masterpiece “Berlin” di Lou Reed e tre anni dopo ha plasmato i suoni alienanti di “The Wall” dei Pink Floyd) i KISS sono riusciti a bilanciare in maniera perfetta il fulgido istinto primordiale del rock’n’roll – reso più appetibile al grande pubblico grazie alla power ballad “Beth” – con sfarzosi ed eleganti intarsi orchestrali. Di conseguenza, ha poco senso far risorgere un album che a distanza di quasi quarant’anni rimane a tutti gli effetti una pietra miliare del rock americano. Per l’occasione viene richiamato alla consolle il fidato Ezrin, al quale spetta il gravoso e poco invidiato compito di rimettere le mani sui nastri incisi tra Electric Lady Studios e i Record Plant Studios di New York. L’opera viene restaurata con un nuovo mix, il quale rende il suono inevitabilmente più esplosivo e laccato, ma di fatto cambia poco o nulla alla sostanza di un prodotto ampiamente reperibile a pochi euro sul mercato. D’accordo, per l’occasione è stata ripescata la front cover originale inchiostrata da tonalità cromatiche più violente, nella quale la band viene ritratta con i costumi indossati nel tour di “Alive!” datato 1975. Inoltre, l’inserimento nella tracklist di “Sweet Pain” condita da un guitar solo differente (per onore di cronaca, le parti soliste furono affidate al session man Rick Derringer, chiamato a sostituire alla parte solista l’inaffidabile Ace Frehley alle prese con la sua dipendenza dall’alcool) potrà stuzzicare soltanto l’interesse dei fan più sfegatati. La seguente considerazione ci viene dunque spontanea: non erano sufficienti quattro singoli, due dischi di platino, una produzione superlativa ed un posto meritato nell’Olimpo del rock a placare la continua sete di denaro di Gene Simmons & Co.? O meglio, non sarebbe stato più opportuno ristampare il vecchio catalogo con un bel booklet a ventiquattro pagine, corredato da un bonus CD e dalle svariate demo o alternate version da tempo facilmente reperibili nei vari blog? Lo spirito del’76 non risiede in questo lavoro.
NB: Il voto si riferisce esclusivamente alla ristampa e non alla qualità delle composizioni.