8.5
- Band: KISS
- Durata: 00:44:24
- Disponibile dal: 22/09/1998
- Etichetta:
- Mercury
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Il tema di “Psycho Circus” era nell’aria, paradossalmente, ben prima della pubblicazione di questo iconico album dei quattro rocker mascherati. Nacque, infatti, dalla fervida mente di Gene Simmons come tema per un tour mondiale dei Kiss, ormai da tempo trasformatosi più in businessman che musicista, mentre l’anno prima era stato utilizzato per una collana di fumetti horror/dark affidati alla splendida matita di Todd McFarlane (il papà di Spawn) con una band di supereroi supercazzuti con le loro fattezze come protagonisti, ed anche per un tamarrissimo videogioco sparatutto nel 2000. Questo “Psycho Circus” vede la luce dopo diciassette anni di latitanza dall’ultima prova su disco dei Nostri in formazione originale (Stanley, Simmons, Frehley e Criss), ed è stato un album fortemente voluto dagli azionisti di maggioranza Stanley e Simmons per cavalcare il successo clamoroso del tour di reunion avvenuto due anni prima, segnando quasi una piccola rinascita artistica per il quartetto newyorkese, il quale sembrava aver trovato una nuova coesione d’intenti e pronto finalmente a produrre un lavoro efficace e maestoso, mettendo finalmente da parte le divagazioni del periodo “Unmasked” e il pessimo esperimento di “Carnival Of Souls” di qualche anno prima. Parliamo ovviamente di mera riuscita a livello musicale, dato che i singoli individui hanno continuato a odiarsi come in passato, culminando con l’esplosione on stage di Criss durante uno show del farewell tour del 2000, quando demolì la batteria a fine spettacolo dopo un probabile diverbio con Stanley. Ma non divaghiamo: tornando a questo “Psycho Circus”, come già scritto, va da sé che la reunion dei Nostri è stata principalmente una situazione di facciata, considerato quanto i servigi di Criss e di Frehley siano stati usati col contagocce (il primo ha suonato solo su “Into The Void”, mentre il secondo ha contribuito solo ad un paio di canzoni), ma il prodotto finale è stato un vero successo di pubblico e critica, riproiettando la band ad un livello di notorietà ed esposizione mediatica davvero da tempi d’oro. Il rock marchiato a fuoco dalla premiata ditta Stanley-Simmons si amalgama e si declina alla perfezione con lo spirito horror/circense del platter e ci mostra una formazione decisamente in stato di grazia compositivo, andando a creare un’opera rock fresca e ineccepibile sotto tutti i punti di vista. E’ un lento giro di carillon che introduce la title track e apre le danze, un midtempo in odore di new wave dall’indimenticabile ritornello dove sentiamo uno Stanley in grande spolvero, il quale poi ci riporta al lato più easy e scanzonato dei Kiss con “I Pledge Allegiance To The State Of Rock ‘N Roll”. Mentre “Within” viaggia su binari di fuoco e polvere, trainata dalla graffiante ugola di Simmons, è con la ballad ad alto tasso di glicemia “We Are One” che abbiamo un’altra maiuscola prestazione del bassista dalla chilometrica lingua, pezzo che riporta in auge tutto lo spirito ‘cheesy’ dei newyorkesi, del quale comunque non hanno mai fatto mistero nel corso della loro ormai quarantennale carriera. Vediamo gli ‘underdog’ Criss e Frehley mettersi in mostra rispettivamente con la ritmata “Into The Void”, un’altra piccola perla di questo lavoro, e l’emozionale ballata “I Finally Found My Way”, dove troviamo ‘The Cat’ accompagnato da piano e archi a tirare fuori il suo lato più introspettivo. Al centro della tracklist ecco, a parere di chi scrive, gli episodi più brillanti di questo mirabile album, ovvero l’anthemica “Raise Your Glasses”, dal chorus insuperabilmente orecchiabile, che ha fatto venire voglia a più di un teenager di arruolarsi nella Kiss Army, e la bomba rock “You Wanted The Best”, episodio corale a tutto testosterone dal tiro davvero irresistibile. A dispetto di tutti i dissapori interni tra i membri della band, le dispute legali, gli scontri tra ego mostruosi, questo disco ha avuto un ruolo molto importante nella storia del combo americano, riportando la teatralità e la pacchianeria di nuovo in sella, andando a creare un album Kiss al 100%, che ha in qualche modo il merito di aver fatto ripartire le cose, dando nuova speranza a tutti i fan di vecchia data, i quali hanno avuto tra le mani probabilmente il migliore lavoro della band in oltre dieci anni. Criss e Frehley hanno abbandonato la barca poco dopo, e Stanley e Simmons hanno continuato a portare avanti il brand pressoché da soli, continuando a produrre album e a suonare in giro per il mondo. Però siamo sicuri che i Kiss originali, in un’ipotetica dimensione parallela, avrebbero avuto tutto un altro futuro in termini di costanza qualitativa.