7.0
- Band: KISSIN' DYNAMITE
- Durata: 00:46:55
- Disponibile dal: 05/07/2024
- Etichetta:
- Napalm Records
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Se la capitale mondiale del glam è da sempre la California, con una succursale europea in Scandinavia, la Germania può comunque vantare una delle band di maggiore successo di tutta la scena hard rock (gli Scorpions) e anche delle valide nuove leve, quali appunto i Kissin’ Dynamite (moniker ereditato dall’omonimo brano degli AC/DC).
Discograficamente in attività da più di quindici anni, il quintetto ha raggiunto il suo apice in madre patria con il precedente “Not the End of the Road”, debutto per la Napalm Records capace di arrivare al secondo posto in classifica, ed è pronto ora a ripetersi con “Back With A Bang!”, ritorno col botto come ben simboleggiato dalla dinamitarda copertina.
Nessuna pretesa di novità, ma tanta energia: questo è quello che caratterizza l’ottavo lavoro in studio, a partire dall’esplosiva title-track posta in apertura (praticamente gli Steel Panther depurati dalla componente più cazzona) per continuare con la versione digitalmente ringiovanita dei Bon Jovi, per cui ad esempio in “My Monster”, tra l’immancabile talk box e i ritornelli corali, trova posto anche un po’ del groove degli Skillet a donare un pizzico di modernità al tutto.
Certamente a volte il confine tra omaggio e plagio si fa più labile (l’intro di “Queen Of The Night” ricorda molto quella di “Runaway”, ad esempio), ma visto il livello d’imbolsimento in cui versa il sempre più canuto Giovanni Bon Giovanni, ben venga la chioma bionda di Hannes Braun, peraltro dalla timbrica molto simile al più famoso cantante del New Jersey, ma capace di spingersi anche dalle parti di Myles Kennedy (“Learn To Fly”).
Alternando brani dal piglio più moderno (il chorus robotico di “The Devil Is A Woman”, i synth di “Iconic”) ad una buona dose di mestiere (l’omnipresente talk box protagonista di “More Is More”, la marcetta “When The Lights Go Out”, la cowboy ballad “Not A Wise Man”), la formazione del Baden-Württemberg infiocchetta un disco che verosimilmente venderà bene in patria e farà guadagnare loro posizioni nei bill dei festival: tutto bene quindi, anche se i grandi classici degli anni Ottanta restano su un altro pianeta.