8.5
- Band: KLIMT 1918
- Durata: 00:41:53
- Disponibile dal: 25/04/2005
- Etichetta:
- Prophecy Productions
- Distributore: Audioglobe
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Non è metal, non è rock, non è pop: è Klimt 1918! Ora abbiate pazienza e non mettetevi a ridere, talvolta infatti si verifica che per un gruppo sia abbastanza complicato trovare termini di paragone appropriati, descriverne efficacemente la musica senza sparare indicibili sciocchezze e deliranti definizioni. Un paio d’anni fa i Klimt 1918 avevano fatto il loro ingresso nel mondo della musica che conta con “Undressed Momento”, un grandissimo album di dark metal atmosferico sulla scia di Novembre, Anathema e Katatonia. Dopo vari slittamenti, oggi si riaffacciano sul mercato con il loro secondo full length album, “Dopoguerra”, e si può certamente affermare che il quartetto capitolino abbia avuto il coraggio (e le capacità) di cambiare e di reinventarsi, andando però a colpire inesorabilmente ancora una volta il bersaglio grosso. Il tanto atteso “Dopoguerra” – che avevamo già avuto modo di ascoltare (in parte) nel corso dello studio report di alcuni mesi fa – esce per la tedesca Prophecy Productions ma avrebbe potuto tranquillamente essere pubblicato anche da una label ben più influente visto che le sonorità di cui è alfiere sono spesso estranee da quelle che il vostro portale web preferito è solito trattare. L’attacco alla U2 di “They Were Wed By The Sea” di certo spiazzerà molti di coloro che, schiacciando il tasto ‘play’ del proprio stereo, si aspetteranno immediatamente le proverbiali trame di marca Klimt 1918: per un attimo non si potrà forse fare a meno di pensare di aver comprato il CD sbagliato. Ma poi tutto comincerà pian piano a farsi chiaro: sono i Klimt 1918, non ci sono dubbi! Magari in una versione maggiormente rock che non ci saremmo quasi sognati di sentire, ma sono loro, altroché! Il primo ascolto dell’album sbalordisce; il secondo incuriosisce; al terzo si inizia ad intuire qualcosa; dal quarto/quinto in poi vi ritroverete implacabilmente immersi anima e corpo nel mondo raffinato e composito di “Dopoguerra”… e non sarà per nulla facile tornare alla realtà. Perché, una volta presa familiarità con l’album, ci si accorge che in fondo la rivoluzione paventata al primo impatto non è poi così radicale e che gli elementi che hanno permesso ai nostri di entrare nel novero delle vostre band preferite si ritrovano tutti anche qui. Per di più, migliorati. Anche in questo lavoro si può apprezzare quella stessa dolce ma struggente tensione che caratterizzava “Undressed Momento”, le linee melodiche straordinarie, quell’irresistibile saliscendi tra la carica della sezione ritmica e la pura poesia rappresentata dalla voce di Marco Soellner. In aggiunta, ci sono chitarre ruvide e pompate coma mai prima, atmosfere da colonna sonora, soluzioni e sonorità iper ricercate mutuate dal post rock (un genere molto amato dalla band) e da gruppi trasversali come gli Interpol. Insomma, non restano margini per le incertezze: l’approccio dei Klimt 1918 versione 2005 appare più indipendente e ostico che mai. Di sicuro la produzione, affidata a Giuseppe Orlando dei Novembre (il mastering è stato però effettuato nei finlandesi Finnvox studios) è molto pulita e brillante, però gli arrangiamenti sono tutt’altro che “easy” e il songwriting del gruppo risente chiaramente di stimoli e ascolti nuovi. In definitiva, appare evidente la crescita dello spessore artistico del combo avvenuta in questi ultimi anni. La tracklist è semplicemente eccellente, “Nightdriver” e “Sleepwalk In Rome” – a modesto parere di chi scrive – sono le canzoni più affascinanti mai composte dalla band e l’artwork è intrigante come al solito. Siamo solo ad aprile ma il migliore disco di emotional rock/metal del 2005 potrebbe già essere uscito.