8.5
- Band: KLIMT 1918
- Durata: 01:47:00
- Disponibile dal: 02/12/2016
- Etichetta:
- Prophecy Productions
- Distributore: Audioglobe
Spotify:
Apple Music:
“Sentimentale Jugend” è stato sin dalle prime indiscrezioni trapelate in rete un disco decisamente chiacchierato. Due le principali motivazioni: innanzitutto gli otto anni di relativo silenzio trascorsi dalla pubblicazione di “Just In Case We’ll Never Meet Again”; un lasso di tempo enorme, durante il quale più volte ci si è domandati se l’avventura dei Klimt 1918 fosse effettivamente giunta al termine. In secondo luogo il formato di questo insperato comeback: un doppio album dalla lunghezza decisamente considerevole. Un’operazione ambiziosa, senza dubbio il più grande sforzo compositivo della carriera del gruppo romano. Ora che “Sentimentale Jugend” è finalmente tra noi, la voglia di disquisire sui perchè di certe scelte lascia però presto campo al puro e semplice desiderio di sentire e di addentrarsi nei meandri di questo importante lavoro. Non importa da dove si cominci ad ascoltarlo: “Sentimentale Jugend” è un album senza tempo. Ci ritroviamo di fronte ad un sound molto strutturato, ricco, a volte sporco e sudato, ma anche magniloquente ed estremamente elegante. Gli album dei Klimt 1918 sono sempre stati di una bellezza estetica assoluta e questa nuova opera non fa eccezione, anche se è giusto sottolineare come i Nostri questa volta abbiano optato per una produzione più calda e organica: le canzoni trasmettono genuino ardore e danno sempre l’idea di essere state a tutti gli effetti suonate e modellate live in studio, evitando il più possibile trucchi e ritocchi al computer. Partendo da queste basi, la band ha plasmato una proposta particolarmente vasta e stratificata avventurandosi in una strada che è più che mai un ibrido tra due mondi, quello “dreamy”, figlio soprattutto di influenze shoegaze e post rock, e quello prettamente pop. La forza del quartetto risiede proprio nella grande capacità di amalgamare perfettamente queste due anime, senza mai tracciare un confine netto, ma spostandosi sapientemente in una direzione o nell’altra, guidando prima l’attenzione dell’ascoltatore verso le parole, salvo poi spazzarle all’improvviso con dei break di pura maestosità strumentale. Il risultato è una tracklist lunga e fluente, che tiene a bada i due principali spiriti che la animano grazie a quella consueta, raffinata, atmosfera nostalgica che da sempre permea le composizioni dei Klimt 1918. Ciò che più stupisce è tuttavia la grande ispirazione alla base del lavoro: il minutaggio complessivo è appunto imponente, ma la scrittura appare sempre sincera e molto disinvolta. “Sentimentale Jugend”, del resto, è anche e soprattutto un disco autobiografico, che racconta quell’inquietudine di chi, passati da tempo i trent’anni – in una Roma incerta e malinconica, ma dalla bellezza innata – vive ogni giorno le preoccupazioni e il conflitto causati da lavoro, precariato, disoccupazione, sogni di carriera e i propri istinti. Qui l’audacia negli arrangiamenti e nella voglia di raccontare una storia si integra con una vena compositiva mai così fervida. Per questo motivo, davanti ai nove pezzi di “Sentimentale” e ai dieci di “Jugend” non riusciamo a cambiare una virgola: ogni strumento entra e esce nell’istante più azzeccato, in esatta alchimia con tutti gli altri; le voci si combinano ad hoc dettate dalla vitale narrazione di Marco Soellner, che tiene qui le redini del gioco come solo un abile comandante saprebbe fare. C’è attenzione alla melodia, al ritmo, alla costruzione corale; difficile estrapolare un cosiddetto highlight, anche se “La Notte”, “It Was To Be”, “Sant’Angelo” (rivisitazione della vecchissima “Passive”), “Unemployed & Dreamrunner”, “Resig/Nation” e “Stupenda e Misera Città” sono forse gli episodi che più smuovono emotivamente ai primi ascolti. Insomma, “Sentimentale Jugend” è a tutti gli effetti il lavoro più completo e profondo della carriera dei Klimt 1918. Difficile chiedere di più da questo ritorno.